«Il mio oro più bello è quello di Garozzo»

Prima medaglia da ct per Andrea Cipressa con il trionfo del siciliano nel fioretto: «Ho sempre creduto nella sua forza»
Di Simone Bianchi

VENEZIA. La scherma italiana ha un appuntamento fisso con la storia che si rinnova di anno in anno. Vince e si conferma ai vertici e con lei anche un veneziano purosangue: Andrea Cipressa. Domenica sera a Rio de Janeiro ha conquistato la sua prima medaglia d’oro olimpica da commissario tecnico del fioretto azzurro, ma il suo rapporto con la rassegna a cinque cerchi è profondo e vincente. Basti pensare all’oro a squadre del 1984 a Los Angeles, ottenuto facendo parte di una formazione leggendaria, ma le Olimpiadi Cipressa le ha vissute anche da vicepresidente federale e da capo delegazione, fino all’ultimo ruolo che gli mancava, quello appunto del ct a capo dei dream team maschile e femminile. Stavolta sul gradino più alto del podio ha accompagnato Daniele Garozzo, siciliano di 24 anni su cui punta da alcune stagioni. «Daniele ha ottenuto una grande vittoria e non ci credeva nessuno alla vigilia», esordisce Andrea Cipressa dal villaggio olimpico di Rio de Janeiro, «io invece sì, e questa medaglia d’oro è la dimostrazione delle notevoli potenzialità di questo ragazzo. Negli ultimi due anni, specie nei grandi appuntamenti internazionali è sempre arrivato dove contava».

Durante tutta la gara si sentivano i suoi incitamenti da bordo pedana.

«Servivano e non mi sono tirato indietro, tanto che oggi ho una voce che sembra quella di Califano. Ma ogni momento di quella prova individuale è stato emozionante al massimo. Una cosa da non credere».

Il successo di Garozzo è, però, un sogno che si realizza.

«Da vent’anni mancava l’oro nel fioretto maschile individuale, e quando porti atleti così giovani in pedana li senti davvero come dei figli. Finita la premiazione l’ho guardato e gli ho detto: resta così come sei, perché Daniele è un ragazzo eccezionale, ma non dubito sul fatto che rimarrà così com’è».

Peccato per Avola e Cassarà, usciti troppo presto.

«Avola era distrutto e lo capisco. Avanti 14-7 con Massialas aveva una grandissima occasione per lottare per le medaglie, ma non ha più messo una stoccata nel quarto di finale e ha perso. Cassarà, purtroppo, è uscito ancora prima. Dovremo lavorare parecchio per recuperarli mentalmente ed essere al massimo nella prova a squadre».

Anche Garozzo, avanti 14-8 in finale, ha rischiato la rimonta.

«È stato un momento molto delicato, e del resto Massialas è un campione seppur giovane. Ma alla fine Daniele ha tirato fuori tutta la sua classe e ha messo la stoccata decisiva».

Poi ci sono le ragazze e da loro ci si attende sempre molto.

«Si stanno allenando tantissimo e sento la tensione della loro attesa. Non avendo la prova a squadre, che poteva essere una medaglia sicura, sanno di non poter fallire».

Il villaggio olimpico è davvero così brutto come dicono?

«Diciamo che è scomodo, nel senso che abbiamo visto decisamente di meglio, basti pensare a Londra quattro anni fa. Ma forse sono io che sto invecchiando e certe situazioni le trovo un po’ meno confortevoli».

Una parola sulla cerimonia di apertura.

«Semplicemente bellissima, un’altra grande emozione viverla qui a Rio de Janeiro».

Avete festeggiato dopo la premiazione di Garozzo?

«Sì, a Casa Italia è arrivato anche Marco Balich, altro veneziano che pure qui in Brasile ha organizzato la cerimonia di apertura. E tra l’altro anche lui ex fiorettista, dato che tirava con il Dielleffe proprio a Venezia. A Garozzo ho dato un giorno libero. Gli ho detto: ora festeggia pure, ma da domani concentrazione e sotto con gli allenamenti per la prova a squadre».

Le sue emozioni per questa prima medaglia da ct.

«Meravigliose, ho goduto davvero un casino. Soprattutto perché ha vinto un ragazzo sul quale ho posto molte aspettative e ho creduto in lui. La vittoria di domenica dimostra che l’investimento ha dato i suoi frutti».

Un podio piuttosto curioso.

«Sì, perché a Mosca nel 2012 nella prova Under 20 vinse il russo Safin davanti allo statunitense Massialas e a Garozzo. Dopo quattro anni ci sono loro sul podio olimpico ma a posizioni invertite. Segnale che si deve dare spazio ai giovani».

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