Il Green Garden compie 40 anni
MESTRE. Il Green Garden festeggia 40 anni di attività: un circolo che ha saputo ritagliarsi uno spazio importante nella storia del tennis nazionale, e non solo, grazie alla caparbietà e all’esperienza maturata sul campo della famiglia Sapori. Un’avventura, una sfida spesso contro tutto e tutti, ma con alla fine un risultato innegabile: è diventato uno dei circoli più belli d’Italia, e sui campi di Asseggiano sono passati alcuni tra i campioni più amati.
«Sono tanti 40 anni» ammette Fabio Sapori, numero 1 del Green Garden e tra i più esperti dirigenti e organizzatori del nostro Paese, «siamo riusciti a costruire un gioiello nel suo genere, una struttura polivalente in grado di dare grandi risposte. Il tennis è sempre stata la mia passione, ma fin dai primi anni Ottanta si era capito che il futuro sarebbe stata una offerta più variegata. Tuttavia, Mestre ha fatto fatica a capire le potenzialità di questa struttura, e il Comune la bontà del progetto. Basti pensare che per lo sviluppo attuale abbiamo impiegato diciassette anni: undici solo per la convenzione, tre per il cambio di destinazione d’uso di alcuni terreni e tre per le concessioni edilizie. Giusto quindi sottolineare la nostra tenacia. Si fosse fatto più in fretta, forse, avremmo potuto creare eventi ancora più grandi».
Undici edizioni del Venice Open danno la dimensione internazionale di quello che ha saputo diventare il Green Garden, con campioni di altissimo livello che hanno lottato per il titolo sulla terra rossa di Asseggiano. «Spesso vengono a trovarmi ex giocatori e dirigenti, e restano sorpresi di quel che abbiamo realizzato» aggiunge, «il primo Venice Open è stata la realizzazione di un grande sogno, tanto che poi venni chiamato a dirigere tutti i tornei Atp italiani tra Milano, Bologna, Genova, San Marino, Firenze e il lavoro a Roma e in Coppa Davis».
Proprio la Davis e quella partita passata alla storia, giocata nel 2000 tra Italia e Belgio sul “rosso” mestrino. «Andò male» ricorda Sapori. «l’Italia fu sconfitta e retrocesse per la prima volta. Ripensandoci rifarei tutto, perché quella volta nessuno pensava di poter perdere un incontro del genere, ma accadde. I fratelli Rochus lasciarono il segno. Poi è curioso che Christophe Rochus vinse anche l’11° Venice Open nel 2001, che poi fu l’ultimo». Belgio che in questi giorni ha giocato la finale di Coppa Davis contro la Gran Bretagna, ma Fabio Sapori guarda al futuro: «Un altro torneo? Certo sarei pronto a farlo, perché è nel mio Dna di organizzatore. Saggezza e maturità mi fanno però valutare pro e contro. Trovare sponsor è dura, ma Venezia può candidarsi a un grande torneo in estate e a fare il bis in inverno. Serve però una sinergia chiara tra circoli, enti pubblici, Fit e sponsor».
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