«I nostri big all’estero? Una scelta economica»
MESTRE. Da alcuni anni il settore tecnico azzurro della scherma sta vivendo una pesantissima emorragia verso l’estero. Succede anche in altri settori della cultura italiana, succede anche qui. I nomi sono tanti, il più eclatante forse è quello di Stefano Cerioni, finito in Russia a guidare la nazionale di una formazione da sempre eterna rivale degli azzurri. Un aspetto che nel novembre dello scorso anno ha coinvolto anche Massimo Omeri, chiamato a Hong Kong. Omeri, a mente fredda ora analizza la situazione e ammette: «Trovo che non faccia bene alla scherma italiana perdere tutti questi tecnici, quelli buoni dovrebbero rimanere qui a crescere i talenti di casa nostra. La nostra scuola è quotata in tutto il mondo, ci stimano, ed è anche vero che l’Italia non può in questo momento pareggiare certe offerte economiche che ar rivano dall’estero. Ovvio che se fai questo mestiere da professionista, prima o poi ci pensi. Guai se gli statunitensi mettessero gli occhi su di noi, con gli atleti che hanno, dominerebbero sul serioad ogni livello».
Massimo Omeri spiega il perché della sua scelta di lasciare l’Italia e Andrea Cassarà, per trasferirsi a Hong Kong. «Non lo nascondo: per un aspetto economico. Pensavo che dopo un paio di anni sarei tornato qui in Italia magari con la possibilità di creare qualcosa di mio. Poi, a Brescia mi ero reso conto che forse si stava chiudendo un ciclo in una situazione ormai cristallizzata. Ho dovuto superare una serie di selezioni a Hong Kong, quella era una sorta di posizione aziendale. Responsabile dall’under 20 ai senior, ma anche a livello amministrativo. Con l’inglese me la so cavare, e in tre mesi ho dato indicazioni per creare una organizzazione di lavoro che in precedenza non c’era. Avevo trovato grande voglia di crescita, ma era un deserto. Poca gente, mentalità non molto competitiva e realtà schermisticamente depressa. Tuttavia stava andando bene, ma poi mi sono ammalato e non ho avuto altra scelta che tornare».
Tanti pensieri e tante idee che passano per la mente di Massimo Omeri. «Cosa mi manca? Di sicuro il bel rapporto che si era creato con Andrea Cipressa quando si lavorava vicini in pedana. Di Andrea Cassarà posso invece solo dire un gran bene, per la dedizione che ha sul lavoro. Una macchina da guerra, altrimenti non sarebbe quel che è diventato. Lo considero uno dei più grandi del fioretto di tutti i tempi e gli auguro di continuare a vincere, soprattutto di togliersi la soddisfazione di mettersi al collo l’oro individuale olimpico, che ancora incredibilmente gli manca. Se si saprà gestire, ci arriverà di sicuro alle prossime occasioni. Il segreto della scherma italiana rimane però uno: la possibilità per i giovani di allenarsi con i grandi campioni da cui imparano senza barriere». (s.b.)
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