Gli azzurri: «Grazie Jesolo» E nel 2017 alle Bahamas

La Nazionale guidata dal “Condor” Agostini lascia la Beach Arena con il pass per i Mondiali. La storia di una squadra nata sul “Muraglione” di Viareggio
Di Thomas Maschietto
JESOLO, ITALY - SEPTEMBER 03: FIFA Beach Soccer World Cup 2017 Qualifier Europe - Jesolo 2016 at Lido di Jesolo on September 03, 2016 in Jesolo, Italy. (Photo by Manuel Queimadelos)
JESOLO, ITALY - SEPTEMBER 03: FIFA Beach Soccer World Cup 2017 Qualifier Europe - Jesolo 2016 at Lido di Jesolo on September 03, 2016 in Jesolo, Italy. (Photo by Manuel Queimadelos)

JESOLO. Trentasei, trentasei, trentasei. Un numero che l’allenatore dell’Italia sulla sabbia Massimo Agostini, il “Condor” che è volato nelle aree di rigore di tutta Italia segnando 55 reti in serie A con le maglie di Cesena, Milan, Roma e Napoli, ha ripetuto come un mantra dopo la sconfitta contro la Polonia dell’altro ieri che è costato il posto nella finale valevole per andare a Dubai a giocarsi l’Intercontinentale di beach soccer. «Abbiamo concluso trentasei volte nella porta avversaria» ha detto Agostini «il portiere polacco ha compiuto almeno dieci interventi che hanno salvato il risultato, peccato, potevamo giocarci la finale contro la Svizzera».

Comunque l’Italia ha raggiunto il suo obiettivo, qualificarsi per i prossimi Mondiali che si giocheranno nel 2017 alle isole Bahamas. «All’inizio dell’anno ci siamo prefissati di essere tra le quattro squadre europee ai Mondiali e la missione è stata compiuta. Sono rimaste fuori i campioni d’Europa dell’Ucraina, la Spagna e la corazzata Russia».

Torniamo al mantra ripetuto più volte nel corridoio di sabbia davanti allo spogliatoio. E se ci fosse stato in campo il “Condor”? «Il mio l’ho già fatto, per carità non sono discorsi da fare, io ho già dato con il calcio e con il beach soccer giocato. C’è un po’ di rammarico non lo nego, ma non ho nulla da rimproverare ai miei ragazzi, alle Bahamas l’Italia ci sarà ed è questo l’importante».

Il segreto della nazionale italiana è solo uno, il gruppo, quello che in gergo viene anche chiamato “spogliatoio”. Tutto è nato sulla spiaggia della darsena di Viareggio al torneo “Matteo Valenti”, una decina di anni fa. Di Palma, Ramacciotti, Gori, “belli capelli” Marinai (per il vezzo della brillantina) Carpita e Marrucci erano i “ragazzi del Muraglione” un gruppo di amici che giocava a calcetto sulla sabbia. Poi è arrivata la Nazionale e tutti gli altri compagni. «Siamo più che amici da una vita» spiega il capitano Francesco Corosiniti ci conosciamo a memoria e non solo in campo. Sappiamo come sono i nostri caratteri e quando uno di noi può essere in difficoltà».

Sono state molte le sorprese in queste qualificazioni, i campioni mondiali in carica del Portogallo hanno fatto fatica, la Russia e l’Ucraina rimarranno a casa, l’Italia potrebbe essere protagonista a Nassau.

«Il livello del beach soccer si è molto alzato» continua il capitano azzurro, «l’assenza della Russia mi suona strano sinceramente. È la nazionale che ha vinto due degli ultimi tre mondiali. Non è più come alcuni fa dove ci sono squadre di seconda fascia, alle Bahamas potevano esserci anche Germania o Bielorussia».

“Tin Tin” Gabriele Gori con la doppietta al Portogallo (Italia sconfitta ieri per 8-3) sale a 19 reti, 11 su rovesciata. «La prima rovesciata l’ho fatta quando avevo sei anni» racconta il bomber azzurro che di professione fa il geometra «quando giocavo sulla riva del mare a Viareggio. Ogni volta che segno guardo il pubblico e i miei compagni e allargo le mani come dire “sì ho segnato proprio io” . E unisco le mani a forma di cuore verso la mia ragazza Ilaria Sanna quando so che è in tribuna a vedermi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia