Giazzon: «Amaro calice... scozzese»

Rugby. Il tallonatore azzurro non si dà pace per il ko di Murrayfield. Carriera, ricordi, sogni e un futuro mestrino

MESTRE. Una sconfitta che non smette di bruciare, malgrado le tante ore già passate dal fischio finale di Murrayfield. «Possesso palla e predominio territoriale vicini al 70%, vorrei anche vedere che non ci girassero... Con dati del genere, a livello internazionale le partite normalmente si vincono, ed invece la Scozia ancora festeggia, mentre noi stiamo cercando di mandare giù un boccone che più amaro non si può». Tipica "erre da mestrino", Davide Giazzon parla di Sei Nazioni e di vita da professionista ovale consumando gli avanzi del suo agognato giorno di riposo in autostrada tra Venezia e Parma, diventata la sua seconda casa da quando gioca per le Zebre. «Un'esperienza meravigliosa, malgrado le tante sconfitte che stiamo subendo» spiega il tallonatore classe 1986 «a livello tecnico e umano stiamo imparando moltissimo. Una vittoria come quella sulla Francia sarebbe stata impossibile senza la Celtic, di questo sono certo».

Diploma di perito elettrotecnico conseguito al Pacinotti di Mestre, Giazzon è riuscito a concretizzare il sogno che aveva fin da piccolo. «Ho cominciato a giocare all'ultimo anno di asilo, ero un bambino piuttosto irrequieto e già ben piazzato fisicamente» racconta sorridendo, «la maestra parla con i miei e suggerisce di provare a farmi sfogare con il rugby, così mi portano a Mogliano. Il primo allenamento era su campo infangato: essere autorizzato a buttarmi per terra senza rischiare punizioni non mi pareva neanche vero, lì ho capito che quello era il mio sport». Voglia, talento e mezzi fisici gli fanno bruciare le tappe, veste in azzurro tutte le categorie giovanili, disputa Mondiali e Sei Nazioni Under 20, esordisce in Serie A a 18 anni e da subito viene contattato dai club che contano, Rovigo in primis. «Ma all'inizio dico di no, a 18 anni non mi sentivo pronto per affrontare certe responsabilità» spiega ancora "Giaz", «così rimango a Mogliano, per fare esperienza in un ambiente che conosco benissimo. L'anno dopo mi cerca il Parma in Eccellenza, e da qui la carriera prende per mia fortuna la sua strada». Tre anni a Parma, poi Rovigo nel 2011, ma l'infortunio del titolare degli Aironi ed ex-azzurro Festuccia lo scaraventa a Viadana a stagione in corso, mettendolo alla prova con il professionismo vero. Intanto, arriva anche la maglia azzurra (con Brunel sono già 7 i caps conquistati da riserva ufficiale di Ghiraldini), quella con la A maiuscola: compagno di stanza fisso, l'altro veneziano di Dolo Michele Rizzo. «Lo conosco da una vita, ma anche con i senatori mi trovo benissimo, da Parisse a Castro, tutti super-professionisti sempre pronti a dare consigli». Due gli Azzurri che lo hanno colpito in particolare: «Andrea Masi per la dedizione assoluta al suo lavoro, Alberto Sgarbi per una fame innaturale: i quantitativi di cibo che ingurgita sono incredibili, il fatto che comunque rimanga magro mi rende davvero invidioso». E da grande, che fare dopo il rugby? «Sono ancora giovane, ma ho cominciato a pensarci. Con le conoscenze che ho maturato in tanti anni di Piazza Ferretto e dintorni, mi piacerebbe esportare la formula spritz e tramezzino a Parma, credo proprio che potrebbe funzionare».

Gianluca Galzerano

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