Giampiero Ventura, dalla panchina del Penzo alla nazionale
VENEZIA. Un signore, persona educata e allenatore di valore. Un grande pregio? La capacità di far rendere al meglio i suoi atleti, non sempre fuoriclasse. Non ha mai trovato presidenti pronti ad aprire il portafogli eppure ha valorizzato fior di giocatori. Giampiero Ventura da domani è ufficialmente l’allenatore della Nazionale azzurra. Venezia applaude, Venezia che lo conosce e che lo ricorda. «Il Venezia mi vuole? Sarebbe un onore» sono le sue parole che fanno il titolo della Nuova il 26 maggio 1993. Venti giorni dopo, ci sarà la presentazione. Allenatori ne ha esonerati tanti, quel diavolo di Zamparini, ma bisogna dargli atto di avere sempre avuto fiuto. Ventura è il secondo allenatore ex Venezia che prende la Nazionale, il primo è stato Cesare Prandelli, senza contare Zaccheroni c.t. del Giappone.
Due stagioni a Venezia, per Giampiero Ventura, due stagioni vissute intensamente, si potrebbe fare un libro, un “Ventura story in laguna”.
«Voglio vivere il calcio come un anti-stress» è stata una delle sue prime battute, alla presentazione, nella vecchia sede di via Ceccherini. Abbronzatissimo, sorridente, di stress comunque a Venezia ne ha trovato parecchio.
Tutor. Estate 1993, comincia il dopo-Zac, Ventura viene dal Giarre e non ha il patentino, Peo Maroso gli fa da tutor, ma come comincia la stagione l’Aiac insorge e prende di mira la coppia arancioneroverde, così come Stacchini-Sandreani, Cozzi-Varrella e Fortini-Cacciatori. Il campionato inizia il 29 agosto 93 e c’è subito il primo botto.
Caso Conte. Il Venezia di Ventura parte bene, 2-1 all’Acireale. Al mercoledì arriva il ricorso dei siciliani: il Venezia ha schierato Mirco Conte, il quale doveva scontare una giornata di squalifica maturata nella precedente stagione con la Primavera dell’Inter. 0-2 a tavolino. Controricorso, caso alla Caf, una palla al piede che il Venezia si trascina tutto l’anno e che influisce sicuramente sul piano psicologico per una squadra che lotta costantemente ai limiti della zona promozione. Zamparini protesta e si dimette. «Non sono più presidente» spiega, «potrò dire quello che penso senza essere squalificato». E via con l’attacco a Matarrese. Formalmente la presidenza del Venezia viene assunta dall’avvocato Pizzigati. Settembre non è finito, si va a Verona e si perde 2-0 (doppietta di Pippo Inzaghi), Collina espelle Petrachi e Servidei, Zamparini letteralmente scatenato, mentre Ventura deve gestire una situazione che si complica.
La notte magica. Della memorabile serata di Coppa contro la Juve se ne parla a parte. Spifferi di spogliatoio riferiscono di un grande discorso di Ventura nell’intervallo della sfida di Sant’Elena, il Venezia fa fuori la Juve e poi anche la Fiorentina, ma inciampa nei quarti ad Ancona . Una beffa.
Luci e ombre. Il tecnico genovese lavora con il buon senso, dote rara, la squadra alterna momenti brillanti a pause preoccupanti, ma conclude dignitosamente la stagione, con il rammarico per la vicenda Conte. Ventura resta? Ha firmato un contratto annuale, Zamparini deve decidere se confermarlo o no.
Maifredi. Succede questo: Zamparini vuole Maifredi, che a Bologna ha fatto bene, il tecnico bresciano temporeggia troppo perchè è in parola con l’Ancona. Zampa si stufa e rinnova con Ventura, che dunque inizia la seconda stagione veneziana. Intanto Maifredi-Ancona salta. E allora? Il Venezia comincia vincendo a Cosenza, mica puoi esonerare il tecnico. Perde alla seconda al Penzo rimanendo in nove contro il Como ed ecco il licenziamento. Assurdo, immeritato, con la squadra che ha iniziato bene anche l’Anglo-Italiano (2-2 al Prenton Park di Birkenhead, casa del Tranmere Rovers dove gioca, e segna, il vecchio Aldridge; 1-0 in casa con lo Swindon Town). Nel frattempo, partito Sogliano (torna Landri), esce di scena anche Maroso e il tutor è Gianni Bui.
Ventura 2, il ritorno. A fine novembre arriva a Sant’Elena l’Udinese e vince 3-1. Maifredi addio, ritorna Ventura. Ma sono cambiate tante cose e anche parecchi giocatori. La squadra si regge con i gol di Cerbone, Ventura vede le potenzialità di Bobo Vieri ma il giovanotto è ancora acerbo e va a sprazzi, Ambrosetti out col ginocchio di cristallo, ma i continui interventi di Zamparini spesso delegittimano il tecnico di turno. Il percorso di Ventura è in salita, ma la saggezza del genovese tiene in piedi la squadra, che si mantiene sul centroclassifica. Ventura però ha capito che non può costruire nulla e ne soffre. Al punto che ha anche qualche problema di salute.
Tre punti. Prima stagione con i tre punti, la squadra pareggia poco, Ventura va a Coverciano per l’abilitazione, il ruolo di tutor tocca, con deroga, a Geretto. Ventura fa crescere Servidei e Vanoli, dà fiducia a Centurioni, riesce a valorizzare Pittana, ma con qualcuno proprio non lega (Accardi). La storia di fatto finisce a Perugia (29ª giornata), la squadra si arrende e perde 2-0, il tecnico nel dopopartita parla di dimissioni. Ne vien fuori una polemica con il presidente e la stagione si chiude con Geretto (la cui deroga nel frattempo è scaduta) in panchina assistito da Gianni Rossi.
Bilancio. Positivo, i tifosi Venezia possono considerare Ventura un grande. Non ha vinto la sfida del calcio anti-stress. Ma da Venezia in poi - parole sue - ha allenato per libidine.
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