Gallinari e il suo camp «A Jesolo è un sogno I bimbi cresceranno»
JESOLO. Sul campo baby di basket del Villaggio Marzotto, dove ad attenderlo c’erano più di duecento ragazzini, Danilo Gallinari si è presentato come uno di loro, come insomma uno che se lo vedi camminare per strada quasi quasi non lo riconosci nemmeno, se non fosse per la sua altezza da gigante del basket. T-shirt a maniche corte color giallo ocra con una scritta in inglese (“Love the Hustle”), un paio di bermuda e ai polsi due braccialetti arancioni con su inciso “Taking you to the next level”. Gli occhiali da sole a specchio gli nascondono gli occhi incutendo un po’ di soggezione anche per via della sua stazza, non di sicuro ai suoi piccoli fan che si sono iscritti al suo camp, iniziato ieri e che si concluderà venerdì. Lo jesolano Alvise Zorzan, sei anni ad agosto, vestito con la divisa (come la sorellina Emma) dei Denver Nuggets e con la cresta un po’ alla Gallinari, un po’ alla El Shaarawy, è stato il primo a farsi autografare la maglia e ad abbracciare il campione della NBA con l’ausilio di una sedia usata come scaletta.
Tanta felicità anche per il piccolo Tomàs, anche lui jesolano, che invece è stato preso addirittura preso in braccio dal Gallo, nonostante il bambino indossasse la casacca di Devon Williams.
«Questo camp è il sogno per la pallacanestro italiana del futuro», dice Gallinari, «a Jesolo ero già stato da bambino e, come prima volta, da grande, ho scelto questa occasione per promuovere questo programma che ho voluto fortemente per migliorare e fare crescere un nuovo tipo di pallacanestro, che poi sarebbe quella del futuro. Ci sono passato anch’io e visto i risultati, credo sia la soluzione migliore». A proposito di basket italiano. Siena, gira e rigira, si è confermata la più forte, mentre Milano la più deludente. «Ho l’Olimpia nel cuore non c’è dubbio», continua il Gallo, «mi dispiace tantissimo che la stagione sia finita al primo turno di playoff, credevo andasse diversamente. Non pensavo che la Montepaschi riuscisse a vincere lo scudetto, visto le premesse». E la Reyer Venezia? «Credo sia la realtà migliore, la più bella della nostra pallacanestro, una società seria e sana che punta molto sul settore giovanile visto i risultati ottenuti dall’under 19». Sui tempi di recupero dal suo infortunio Gallinari non si sbilancia, la sua estate sarà tutta dedicata alla riabilitazione del ginocchio infortunato. Le domande sul campionato più bello del mondo, l’NBA, vengono fatte dai suoi piccoli tifosi. «Il giocatore più difficile da marcare è Kevin Durant di Oklahoma City», risponde, «mi ha segnato 51 punti in faccia e credetemi non è una bella esperienza da vivere sulla propria pelle. La cosa più bella? Di sicuro non le Cheerleaders, meglio quelle viste in Eurolega, in Spagna e Russia. Se c’è una cosa che mi ha stupito è vedere tra il pubblico, i giocatori di diverse franchigie e quindi avversari sul parquet, seduti uno vicino all’altro, cosa che in Italia non succede mai».
Al camp presenti anche Charlie Recalcati, che ha “ufficializzato” il passaggio di Luca Vitali alla Reyer e Lino Lardo, che ha confermato la bontà e i buoni propositi del camp in un momento di crisi di identità della pallacanestro italiana.
Thomas Maschietto
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia