Fioretto a Venezia, Borella testimonial

Scherma. Un coro per “salvare” la gara. L’olimpionico: «Se serve, metto la faccia»

VENEZIA. «Se sarà necessario, ci metterò la faccia, prestandomi come testimonial di Venezia nel tentativo di mantenere in città la Coppa del Mondo di fioretto».

Andrea Borella, uno dei più grandi campioni della scherma italiana , ritiene che perdere la gara internazionale sarebbe un “autentico delitto”. Lo dice lui che detiene il record di vittorie nelle 37 edizioni fin qui disputate, essendo salito cinque volte sul gradino più alto del podio. Ma lo dicono anche i protagonisti del Trofeo Città di Venezia, che la scorsa settimana si sono sfidati in pedana all’Arsenale nella prova del Grand Prix Fie. «Quando ti tolgono una delle cinque gare più belle e storiche del mondo per forza c’è un po’ di sconforto» dice Valerio Aspromonte, che a Venezia vinse tre anni fa, «il ricordo è splendido, anche se arrivarci è un po’ scomodo, ma non c’è paragone con gare come La Coruna in Spagna e Bonn in Germania. Qui si è a Venezia, è casa nostra». L’argento olimpico Yuki Ota, porta da giapponese la sua testimonianza di ammirazione per questa gara. «È un luogo storico dove tutti vorrebbero venire, non so se sia una buona scelta ipotizzare l’alternanza con Torino, ma essere qui è una occasione sempre speciale. Una prova leggendaria».

Andrea Baldini a Venezia non ha mai vinto, e dopo essere uscito nei quarti nell’ultima edizione dice: «Dispiace perché è una classica e mi sarebbe piaciuto tantissimo vincerla. Stavolta era anche tornato il pubblico, spero nel futuro».

Altro azzurro d’oro a Londra con la squadra italiana è Giorgio Avola: «Venezia è una delle classiche della scherma, ha un fascino particolare. Certo, ci adegueremo nel caso la togliessero, ma dispiacerebbe molto».

Il campione del mondo in carica, lo statunitense Miles Chamley-Watson sottolinea che «è una location un po’ costosa rispetto a molte altre, ma è Venezia e chi non ci verrebbe? Assieme a uno dei miei compagni di squadra ho camminato due-tre ore per la città il giorno prima della gara, era spettacolare. Sono nato a Londra, vivo a New York, ma quando vieni in questo luogo c’è un’atmosfera che amo. Sarebbe importante che la gara non venisse tolta, anche perché vorrei provare a vincerla almeno una volta in carriera».

Dal punto di vista inglese parla James Andrew Davis. «È splendido partecipare a questo evento. Il mio allenatore è bolognese, quindi la zona la conosce. C’è grande passione, la gara è di altissimo livello, però se penso al mio Paese, in Inghilterra non ne abbiamo neppure una».

Infine il commissario tecnico della Russia, Stefano Cerioni, che a Venezia gareggia da trent’anni. «Ho partecipato alla prova di Venezia da giovanissimo, da atleta affermato, da ct azzurro e ora della Russia. Ho anche vinto nel 1984, quindi di ricordi ne ho tantissimi e splendidi. Fosse per me, non la farei cancellare questa gara, è un tema di cui ne stanno parlando tutti. Dispiace solo all’idea che non si faccia più, perché è una delle prove del circuito che tutti amano».

Simone Bianchi

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