Erika Martinuzzi sulla rampa di lancio

L’atleta dell’Union Boxe Mestre in dicembre a Gorizia per il titolo italiano Elite
VENEZIA. La società Union Boxe Mestre, con settant’anni di storia sulle spalle, da qualche anno come quasi tutte le società d’Italia ha aperto le porte anche al pugilato femminile. La maglietta rossa della società mestrina l’hanno indossata Federica Marangoni, Valentina Calzavara, Eleonora Sponchia (ora diventata aspirante tecnico), Virginia Arena (nel 2017 non ha mai combattuto) e Francesca Moro che a causa dell’incidente ha smesso di combattere. Oggi la squadra femminile dell’Union Boxe può contare sui nomi di Giada Favaretto, categoria Elite seconda serie con solo sette incontri all’attivo e soprattutto su Erika Martinuzzi, classe 1986, approdata un po’ tardi al pugilato, ma dotata di grande determinazione e molto combattiva. Al suo attivo già trentacinque incontri con 25 vittorie, tre pari e sette sconfitte. Dal 5 al 10 dicembre prossimi sarà impegnata nei campionati italiani Elite che si svolgeranno nel Pala Brumatti di Gorizia. Tra l’altro assieme a lei ci saranno anche Alberto Cilia (51 kg), Roman Oleinicov (64 kg) e Dmytro Tonyshev (oltre 91 kg).


«Sono molto contenta di poter partecipare a questa edizione dei campionati italiani, per me è una grossa soddisfazione» dice Erika Martinuzzi.


Come mai ha scelto il pugilato per fare sport?


«Prima ho giocato a basket e anche a pallavolo, però volevo cimentarmi in uno sport individuale che mi desse la possibilità di sentirmi forte, decisa e soprattutto convinta delle mie capacità. Il pugilato mi sta dando questo e il maestro Adriano Favaro mi ha insegnato molto. Quando salgo sul ring e combatto sento che posso liberare tutta me stessa e agire conseguenza».


L’incidente occorso alla sua compagna Francesca le ha messo un po’ di paura?


«Eravamo tutti presenti quella sera, tutti i compagni di squadra. Ovviamente la paura c’è stata, lo sgomento, però è il destino e ora Francesca sta bene questo è importante. Non ho pensato di smettere assistendo a quell’episodio, certo ti fa pensare, ma può succedere la stessa cosa anche in altre situazioni e in altri sport. Il pugilato sicuramente è una palestra di vita.


Qual è il pugile del passato diventato il suo idolo?


«Senza dubbio Cassius Clay o Muhammad Alì che sia, veramente il più grande di sempre».
(v.esp.)




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