È il Venezia dei giovanissimi dopo Zennaro ecco St Clair

A Cremona lo scozzese ha esordito in campionato: «Con Zenga e Carbone ci parliamo in inglese e le difficoltà sono diminuite, ma ho imparato a osservare» 

MESTRE

Dopo Mattia Zennaro, Harvey St Clair. Soffia il vento della gioventù sul Venezia e Walter Zenga, nel giro di quattro giorni, ha fatto esordire in Serie B prima il talento di Cannaregio e poi il fantasista scozzese. Harvey St Clair è stato il primo acquisto estivo del Venezia, portato in laguna a parametro zero dal direttore sportivo Valentino Angeloni con un contratto triennale (e opzione sulla quarta stagione) in tasca per il diciannovenne nato a Londra (farà vent’anni il 13 novembre) e cresciuto nel Chelsea.

Un avvio di stagione complicato, in un contesto completamente diverso con l’aggiunta del problema della lingua, ma St Clair che aveva già trovato spazio con Stefano Vecchi in Coppa Italia, giocando 56’ nel turno contro il Sudtirol, poi martedì l’esordio anche in Serie B, quando nel finale ha preso il posto di Di Mariano.

In attesa del primo gol in Serie B, St Clair è andato a segno due volte con la Primavera di Nicola Marangon a Brescia. «Sono ovviamente felice a livello personale», ha ammesso Harvey St Clair, «ma lo sono ancor di più perché è arrivata anche la vittoria. Conta soprattutto il gruppo, la squadra».

Differenze tra calcio inglese e calcio italiano?

«In Inghilterra viene privilegiata la crescita personale, i miglioramenti di squadra, i risultati sono la conseguenza. In Italia, invece, conta soprattutto vincere, questo non è negativo perché alla fine rende il campionato molto competitivo».

Al primo allenamento di Walter Zenga, il tecnico prese da parte St Clair e gli fece assistere alla seduta da bordo campo.

«Lì per lì, non è stato piacevole, poi ho capito quali motivazioni avevano spinto l’allenatore a fare quella scelta. Sono stato attento, mi sono concentrato, ho cercato di capire meglio quello che mi avrebbe chiesto il tecnico. I frutti si sono visti nei giorni successivi».

Ti aspettavi una partenza così difficile per il Venezia in campionato?

«No, davvero, perché vedevo in allenamento segnali positivi, il gruppo era vivo. Sono contento che gli ultimi risultati ci abbiano permesso di tirarci fuori da una scomoda posizione di classifica».

Quanto ha pesato nell’inserimento il problema con la lingua?

«Non è stato semplice, qualcosa mi sfugge nella comprensione, ma ho imparato a osservare, a vedere. Quello che magari non capisco immediatamente, lo intuisco guardando i miei compagni e riesco a mettermi alla pari. Adesso ho un vantaggio in più: sia Zenga che Carbone conoscono perfettamente l’inglese, se c’è qualcosa che non capisco, vengono a spiegarmelo direttamente nella mia lingua madre. Comunque sto studiando».

Con chi hai legato di più al Venezia?

«Ho un buon rapporto con tutti, sono stato accolto alla grande nel gruppo, sono tutti fantastici. Se devo fare un nome, dico Francesco Cernuto. Siamo spesso insieme, Ciccio mi fa ridere, scherziamo insieme. A volte lo raggiungo anche a Treviso, andiamo a cena insieme o facciamo un giro. Poi c’è Geijo, siamo in camera insieme durante i ritiri, anche lui ha un’ottima padronanza con l’inglese, ha sempre la battuta pronta».

Come è stato l’ambientamento lontano da casa? «Abbastanza rapido, anche se vivo da solo, lontano dalla mia famiglia, dagli affetti. Quando non sono all’allenamento, mi piace girare per Mestre, alcune volte vado a Treviso. Sono venuto in Italia per giocare, quindi sono io che devo inserirmi in una realtà completamente nuova». —



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