Dorio: «Ho sempre corso con il sorriso»
MESTRE. Atletica leggera regina dello sport e Gabriella Dorio regina della conviviale organizzata dal Panathlon di Mestre.Una grande campionessa per celebrare anche i 90 anni di attività della Libertas La Fenice Mestre, una società che fa parte della storia dello sport mestrino. Onori di casa curati come sempre da Giorgio Chinellato, presidente del Panathlon, abile anche ripercorrere la carriera e nell’affondare con le prime domande. La Dorio, che a Los Angeles raggiunse l'apice della sua straordinaria carriera con l’oro nei 1500, iniziò a frequentare i campi di atletica nel 1971 quando a 14 anni vinse i 1000 metri nei Giochi della Gioventù. Da lì il via ad un'avventura sportiva che a sedici anni le fece indossare la maglia azzurra della nazionale assoluta e a diciassette anni la portò al primo titolo italiano assoluto sugli 800 metri oltre alla partecipazione agli europei di Roma. Una serie infinita di titoli e primati, e poi un oro agli europei indoor, un bronzo agli europei all'aperto e un bronzo nei mondiali di cross. A Los Angeles il suo capolavoro con l'oro olimpico sui 1500 con il tempo di 4'03"25 davanti alle romene Melinte e Puica. Il ritiro nel 1992 dopo aver stabilito dodici primati italiani e vinto sette titoli italiani. Il suo volto sorridente che s'illumina mentre sullo schermo gigante predisposto nella sala scorrono le immagini della finale olimpica di Los Angeles. «Una gara perfetta, non velocissima, ma tatticamente non ho sbagliato nulla» racconta la Dorio ai panathleti mestrini, «avevo chiuso al quarto posto gli 800 e volevo a tutti i costi disputare una grande gara sui 1500. Così è stato. Anche se secondo me nel tratto finale non sono stata io ad allungare con forza, ma bensì le romene che si sono piantate. In volata sarebbe stata dura, soprattutto la Melinte era molto forte negli spunti finali».
Ha detto spesso che nella sua carriera non ha mai fatto tanta fatica e nemmeno sacrifici... «È la verità, nonostante l'atletica leggera sia una disciplina sportiva difficile, ed in particolare il mezzofondo richiede tanta buona volontà, io mi sono sempre allenata con il sorriso e non ho mai provato fatica. Correre per me è sempre stato una grande piacere e una immensa soddisfazione».
Qualcosa da recriminare sul passato? «Mi è mancato uno staff completo, serio alle mie spalle. Una squadra dove poter contare in ogni momento. E cioè la parte medica che nel periodo top della mia carriera non è esistita, dovevo fare tutto da sola o quasi, mentre altri atleti erano seguiti con maggiore scrupolosità, ma è andata bene lo stesso». Come del resto Alberto Cova, la Dorio non ha mai corso per i record. «È vero non mi sono mai posta il problema, anche perchè i record prima o poi vengono abbattuti e spesso non ci si ricorda più. Vincere un Olimpiade o un mondiale credo sia più importante e in qualche modo rimani nella storia». A un giovane consiglierebbe di praticare l'altetica leggera? «Assolutamente sì, tutta la vita, è la disciplina sportiva in assoluto che ti forma di più in tutti i sensi».
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