«Dilettanti in Germania tutto un altro mondo»

Daniel Zanucco, portiere lidense, racconta la sua esperienza a Colonia: «Nessuna tattica, si gioca per il piacere di farlo» 

Venezia

Italia - Germania rievoca sempre ricordi calcistici importanti, come quello legato indissolubilmente alla memoria di Pablito Rossi, Spagna 1982 che consegnò all’Italia di Bearzot il terzo titolo iridato. Molti nostri connazionali, poi, hanno cercato fortuna in Germania. Come Daniel Zanucco, portiere lidense classe 1985, esordi tra i professionisti, poi stagioni in Eccellenza e Promozione tra LiventinaGorghense, Dolo, Passarella, Pravisdomini e Treviso sino alla fatidica stagione 2014. «Sto insieme alla mia compagna che ha la madre tedesca e il papà italiano e dopo la laurea in Italia sei anni fa ha deciso di tornare in Germania. Così le ho detto di andare avanti e che poi l’avrei raggiunta, ed eccomi qui» racconta Zanucco da Colonia.

«Dopo aver conseguito la laurea in Tecnica erboristica farmacia, sono partito anch’io. Il primo periodo ho dovuto frequentare la scuola di tedesco. Poi però ho cercato una squadra». Senza sapere a cosa potesse andare incontro. «Avevo 30 anni, stavo bene fisicamente e sapevo di poter dare ancora qualcosa. Quando ho visto i primi allenamenti sono rimasto sbalordito, noi siamo molto più avanti in queste categorie. In Germania i professionisti sono una cosa, ma quella che per noi è l’Eccellenza e la Promozione, qui sono un mondo a parte. Amatoriale è il termine giusto, hanno un numero enorme di squadre. Qui, ogni singolo paese, anche il più piccolo, ha la sua squadra. O per meglio dire la sua polisportiva. Si fanno tutte le discipline e tu puoi giocare a quello che vuoi. Io ho sempre militato in società ambiziose che puntano al salto di categoria in Eccellenza. Il primo anno sono stato al Tus Marialinden, e poi al Sve Hohkeppel (in questa stagione primi a più 4 dalla seconda prima dello stop dei campionati per il Covid). Così quando andiamo a giocare per la Coppa di Germania con squadre di categorie inferiori ci facciamo anche venti minuti di strada in mezzo ai boschi, su terreni di gioco dove si va anche a -20°. L’altra volta non siamo nemmeno riusciti ad arrivare. I campi sono tutti aperti, in sintetico. A volte non ci sono nemmeno le panchine e ti cambi in bar». Poi c’è l’aspetto tecnico. «Qui non hanno il preparatore atletico, nessuna tattica, giochi una volta in difesa, l’altra a centrocampo, poi chi rimane gioca in porta. Ma attenzione sarebbe sbagliato paragonare i nostri tornei con i loro. È l’approccio che è assolutamente diverso. Qui il calcio dilettantistico è un divertimento. Ed è proprio questo il bello. Loro giocano per il puro piacere di farlo, hanno giocatori di talento, ma terminata la partita è tutta una festa… che comincia a dire il vero anche prima con birra e panini». Quale suo futuro vede in Germania? «Non credo che vorrò giocare ancora a queste condizioni. Farò il secondo e allenerò i ragazzini. Ma prima possibile tornerò in Italia». —

Alessandro Torre

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