Coppo, l’Iceman che non sbagliava mai un tiro libero

SAN DONÀ. Il suo primo canestro Giovanni Coppo lo ha segnato in Serie B con la squadra della sua città, il Basket Sandonà, a Montecatini. “Cupè”, per usare il soprannome datogli dai suoi compagni di squadra impressionati dalla sua velocità, aveva appena sedici anni quando esordì in Serie B. Quattro anni dopo fu il principe dei realizzatori in B/2, la prima tappa verso il traguardo dei 10. 000 punti (10. 833 per l’esattezza) in 717 partite giocate in carriera, molte delle quali in Serie A2.
E la massima serie sfiorata di un niente con il grande rifiuto a Tonino Zorzi, che lo voleva a Reggio Calabria, e alla proposta di Cantù. «Tutto è iniziato per merito di mio fratello Beppo, che a casa chiamavo “Beppino”, più grande di me di dieci anni. È stato per un decennio il capitano della pallacanestro Sandonà. Lo andavo sempre a vedere, iniziare a giocare a basket mi è venuto spontaneo» racconta Giovanni Coppo. La guardia sandonatese a 21 anni si è trasferita a Ferrara dove ha giocato per sei anni tra B/1 e A/2, serie disputata anche a Torino e Trapani.
«Le finali promozioni sono il più grande ricordo che mi porto dietro dalla mia esperienza di giocatore professionista. Ho vinto sette campionati, tre sono valsi la promozione in Serie A. Anche se sono passati moltissimi anni mi viene la pelle d’oca se ripenso alle sfide di Natale che giocavo da liceale tra Ragioneria e liceo Scientifico. Erano a dir poco fantastiche, il palazzetto della scuola era strapieno e ti tremavano le gambe prima della palla a due». Qualche aneddoto di spogliatoio?
«Mi viene ancora da ridere se penso che cosa abbiamo fatto a un nostro compagno di squadra a Ferrara. Era il campionato 1989-’90 e, come succede anche adesso, i giovani che debuttano in squadra devono portare le paste nello spogliatoio o almeno offrire da bere», prosegue Coppo, «uno dei nostri juniores nel giro della prima squadra non voleva proprio portare le pastine, glielo ricordavamo spesso di farlo. Allora per convincerlo gli abbiamo messo i bigné nelle scarpe da basket, prima su una dopo sull’altra. Da morire dal ridere vedere la sua faccia quando si stava indossando le scarpe. Sempre a Ferrara nel campionato della promozione in A/2 i nostri tre lunghi si erano rotti contemporaneamente i legamenti del ginocchio. Il vicepresidente Paolo Zambelli, un padre per noi giocatori, voleva salire in A/2 a tutti i costi. Ci promise ad ogni vittoria una cena a base di pesce, non perdemmo più una gara da quel momento e vincemmo il campionato».
A Ferrara Giovanni Coppo era “Iceman” il ragazzo d’oro che non sbagliava mai un tiro libero e che ci metteva la passione dentro ogni partita ed allenamento. «Ferrara e Roseto sono le squadre che più mi sono rimaste nel cuore. A Roseto quando abbiamo vinto il campionato di B/1 c’è stata una settimana di festa a partire dalle 10.000 persone che ci hanno portato in trionfo. Nei ristoranti e nei negozi era tutto gratis per noi della squadra, non volevo credere ai miei occhi per quanta riconoscenza avevano per noi».
Qualche rammarico per non aver giocato in A/1?
«Mi volevano Cantù e Tonino Zorzi a Reggio Calabria, ma andai a Torino perché c’era coach Dido Guerrieri, l’allenatore che ha più partite in A, con lui mi son trovato benissimo».
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