Bozza, 1.200 chilometri tra deserti e mari
PORTOGRUARO. Giorgio Bozza potrà dire: quella volta in Israele c'ero anch'io. È rientrato ieri a Concordia Sagittaria il randonneur Giorgio Bozza, socio della CT Portogruarese, ciclista ferrato nelle corse di lungo chilometraggio. Stavolta Giorgio si è spinto in Israele, dove (unico italiano) ha preso parte alla randonnée di 1.200 km, con partenza e arrivo a Tel Aviv.
L'evento era stato calendarizzato molti mesi fa, ma l’aggressione di Israele a Gaza ha dissuaso molti a partecipare. Bozza ha aspettato che le acque si calmassero, poi si è deciso a partecipare. Lo start della corsa alle ore 22 di martedì 28 ottobre: Bozza ha coperto la distanza in 80 ore e 50', correndo da nord a sud, e ritorno a nord, in buona parte del territorio israeliano. Toccati il Mar Rosso e il Mar Morto, attraversando il deserto del Negev: luoghi aridi , ben raro il verde. «Questa randonnée», spiega Giorgio Bozza, «sommava alcuni fattori di difficoltà: il clima e l'ambiente secco, il percorso molto vallonato, con due tratti di salita particolarmente impegnativi, le difficoltà di orientamento delle ore notturne, il territorio spopolato, e il fortissimo vento contrario nella giornata di venerdì».
Hai viaggiato senza navigatore? «Sì, ma è stato un azzardo fidarsi solo del road book cartaceo».
Il momento più difficile? «La notte di venerdì, quando, ad un grande incrocio, sotto un'imprevedibile pioggia, non vedevo sui cartelli il numero della strada che cercavo. Ho fermato, alle due di notte, un'auto: a bordo tre ragazze molto gentili. Mi hanno aiutato ad orientarmi».
Oltre a questo episodio hai avuto altro sostegno? «Ho parlato con tre automobilisti, tutti disponibili a dare una mano. A 30 chilometri dal Mar Rosso», prosegue Bozza, «mi sono imbattuto in un posto di blocco dell'esercito».
Quanti punti di controllo dovevate rispettare? «Ben undici, per lo più aree di servizio aperte 24 ore su 24. Erano decisive per approvigionarsi di acqua e viveri in corsa. Di notte qualche breve riposo nei posti prefissati dall'organizzatore».
È stata dura raggiungere Tel Aviv? «Durissima perchè gli ultimi 200 chilometri li ho percorso contro un muro di vento caldo». Ne è valsa la pena? «Sì, certo: ero già stato in Israele per turismo e mi ero ripromesso di tornarci. È andata bene».
Gianluca Rossitto
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