Bowling, il Veneto è alla ricerca dello strike Costi elevati, ancora poche le squadre

PORTOGRUARO
Italia del bowling ha fatto strike. Però non se n’è accorta. O quanto meno non ha saputo poi sfruttarne il bonus. E questo quadro viene fuori anche analizzando la situazione veneta che rispecchia quella nazionale. L’Italia campione del mondo nel 2018, dopo aver sconfitto nientemeno che gli Stati Uniti in finale, e Campione d’Europa in carica, sembra essere figlia più di una fortunata coincidenza di fattori che di una programmazione o di un piano prestabilito. Lo spiegano due degli attori veneti di questa disciplina indoor, l’ultimo delegato regionale della Federazione italiana bowling il veneziano, residente a Portogruaro, Geremia Salvagno e un suo predecessore, Davide Tosato, campodarseghese di origini lombarde, gestore del bowling di Campodarsego.
UNA MANCIATA DI SQUADRE
«In tutta la provincia di Venezia siamo solo due squadre, entrambe con sede a Portogruaro. I Tigers e il Thunder Team» esordisce Salvagno «A livello regionale siamo sei, sette squadre in tutto. E non è solo una questione di piste da bowling, perché magari di quelle ne trovi anche. Il problema è che gestire una squadra costa e per i titolari delle strutture, tutte a conduzione privata, l’obiettivo principale è quello della clientela open, delle famiglie e dei gruppi che possano occupare le piste e portare incassi. Sono stato presidente regionale sino allo scorso anno, poi ho dovuto lasciare per problemi lavorativi. L’exploit mondiale del 2018 purtroppo non ha portato i frutti che si speravano. Dopo qualche settimana di notorietà tutto è tornato nell’ombra. Anche per noi di Portogruaro non c’è stata grande eco della vittoria. Diciamo che l’acquisto più importante dei Portogruaro Tigers sono stato io che nelle ultime due stagioni avevo giocato a Castelfranco, nell’unica squadra trevigiana, e invece adesso sono tornato a casa portando in dote la mia ventesima posizione nel ranking nazionale».
le potenzialità del bowling
Come ex presidente regionale quali sono le potenzialità del bowling e per quali motivo sono inespresse? «È una disciplina costosa se si vuole praticarlo a certi livelli. E poi non ci sono molti tecnici a livello federale che possano insegnare e far crescere il nostro sport. A livello di base come società cerchiamo di far avvicinare i giovani al bowling, ma poi non riusciamo a farli proseguire. Perché se uno dopo volesse maturare sportivamente deve emigrare e in zona di coach non ce ne sono. Qui per esempio dobbiamo andare sino a Milano. Dove c’è il tecnico della nazionale Massimo Brandolini. E la preparazione a certi livelli è fondamentale. Chi non conosce bene il bowling agonistico, tende a sottovalutarlo. Ma se vuoi praticarlo a certi livelli devi avere un’ottima condizione fisica. Perché lo sforzo mentale e atletico non è da sottovalutare. Vengono lanciate palle del peso di 15/16 libbre, fatte sul calco della mano del giocatore. E non ne lanci una di un solo tipo, ma la scegli a seconda del tiro che devi fare. Per questo dicevo che la pratica non ha un costo indifferente». Sport del bowling in cui Salvagno si è tolto le sue soddisfazioni. «Pratico da 18 anni ormai. Nel 2006 ho vinto il titolo italiano a San Marino in coppia con il mestrino Davide Comin, giungendo secondo nell’individuale nella stessa edizione, e nel 2008 a Napoli ho rischiato di bissarlo in coppia con Roberto Gino Bertaso, che purtroppo è scomparso qualche anno fa. «Ero al top della condizione e venni anche convocato in nazionale». C’è chi pratica e chi organizza. «Sono diventato presidente regionale quando mio padre Dino è venuto a mancare» ricorda Davide Tosato, «perché avevo collaborato con lui per molti anni e la successione era l’evoluzione più naturale delle cose, con il consenso di tutto il consiglio federale. Poi però l’incarico è diventato troppo impegnativo e ho dovuto lasciare il posto ad altre persone. La disciplina potrebbe rilanciarsi se superassimo una visione prettamente provinciale». —
Alessandro Torre
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