Berruto, saggezza allo stato puro
«La prima regola per un allenatore è l’arte di essere un esempio vivente per i suoi atleti. Se pretendi puntualità agli allenamenti, devi essere il primo a essere sempre puntuale».
Il commissario tecnico della nazionale italiana di pallavolo, Mauro Berruto, ha fatto tappa giovedì sera all’auditorium Da Vinci di San Donà, ospite di un’iniziativa organizzata da Elpis Volley Meolo e Volley Team Club San Donà, in collaborazione con il Comune. Davanti a una platea di atleti, dirigenti e allenatori, Berruto ha parlato per oltre due ore di come essere squadra non solo nella pallavolo, ma anche nella vita. Lo ha fatto partendo dagli ormai quasi quattro anni trascorsi alla guida dell’Italvolley e, in particolare, dall’ultima deludente esperienza ai Mondiali di fine estate in Polonia. «Nello sport le emozioni sono tante, belle e brutte. In questi quattro anni con la nazionale ho avuto tante emozioni e l’ultimo è stato un momento molto brutto dal punto di vista sportivo», ha esordito Berruto, «ma d’altra parte le storie vere sono fatte anche di sconfitte».
Quanto all’emozione più vera, il pensiero è andato al bronzo di Londra 2012 e alla maglia di Vigor Bovolenta portata dai suoi atleti sul podio, a ricordo del grande campione che allora era morto da pochi mesi. Poi il c.t. è entrato nel vivo della sua lezione.
«Agli atleti dico che non è mai troppo tardi per riuscire, che la tecnica perfetta non è tutto, di non aver paura di provare cose nuove, di mantenere un atteggiamento combattivo e di allenare i propri punti di forza», ha spiegato Berruto, «gli allenatori devono essere consapevoli che non esiste un metodo unico nell’allenamento e sta a loro riconoscere quello migliore nella situazione specifica. La mia fortuna è stata di trovarmi spesso in contesti diversi. In ogni caso gli allenatori debbono sapere che sono decisivi dal lunedì al sabato, ma la domenica in cui c’è la partita è il giorno degli atleti, in cui l’allenatore conta meno».
Dai trionfi europei con i club italiani a quelli in Grecia, dall’esperienza con la nazionale finlandese alla guida dell’Italvolley. Che cosa ha imparato Berruto dalle sue squadre? «L’importanza del sogno e della fatica, ma anche della sconfitta perché è quando si perde che si capisce che è il momento di analizzare il lavoro fatto per riuscire a migliorarlo», ha proseguito il ct, «e poi l’importanza dell’ispirazione e di realizzare il proprio potenziale tecnico. Ma da sole le capacità tecniche non bastano, vanno moltiplicate per quelle emozionali e rapportate a un metodo di allenamento».
Infine un mito da sfatare: «Avere una mentalità vincente non vuol dire fare incetta di trofei. Mentalità vincente è rallegrarsi di avere degli avversari e desiderare di sfidare chi è più bravo di te».
Giovanni Monforte
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