Arbitri, una lunga sfida ad una cultura sbagliata

Ma Roberto Bettin (Aia Veneto) analizza i dati più recenti con ottimismo «Il numero dei nostri tesserati è in crescita, ora bisogna migliorare certi rapporti»
Stella.Partita di calcio Pozzonovo (arancio) - Vigasio (bianchi).Nella foto: l'arbitro espelle Renesto (8 Pozzonovo).ph. Zangirolami
Stella.Partita di calcio Pozzonovo (arancio) - Vigasio (bianchi).Nella foto: l'arbitro espelle Renesto (8 Pozzonovo).ph. Zangirolami

MESTRE. Fiducia nel futuro, in una crescita culturale che faccia bene a tutti. Roberto Bettin, presidente degli arbitri veneti, è ottimista quando manca un niente all'avvio della stagione 2013/2014. In questi giorni riunione a Monastier per il consueto “punto”, occasione per discutere i vari problemi e aggiornarsi sulle nuove disposizione, il tutto dopo una serie di test per oltre quattrocento arbitri che si sono svolti a metà settimana a Curtarolo. «test molto importanti che hanno dato risposte brillanti, tutti i partecianti hanno superato abbondantemente le prove» afferma soddisfatto Roberto Bettin, «e sono in piena forma, pronti per la nuova stagione. I numeri sono confortanti, in tutto in Veneto abbiamo 2780 arbitri, il 9% dei quali sono donne, un dato appena sotto la media nazionale. Delle ragazze sono molto soddisfatto, non dimenichiamoci che nel passato campionato per la prima volta una gara di Eccellenza è stata diretta da una terna completamente al femminile. Anche dal punto di vista del reclutamento le indicazioni sono positive: da quando sono alla guida dell'Aia regionale i nostri tesserati sono aumentati di duecento unità».

I numeri sono dalla parte degli arbitri veneti, che però devono fare i conti con alcuni problemi: nel campionato 2012/2013 non sono mancate dure contestazioni ai direttori di gara , episodi spiacevoli sui quali a volte è stato anche necessario l’intervento della forza pubblica, e poi episodi di razzismo, fatti tutti registrati dalla Giustizia Sportiva. «Tutto questo è vero» ammette Bettin, «ma l'intera questione va inquadrata con attenzione. Gli episodi di contestazione, ad esempio, si sono concentrati in determinati periodi della stagione ma sono stati comunque casi isolati. Per quanto riguarda il razzismo, giusto non sottovalutare il fenomeno ma nemmeno dipingere il calcio veneto con un'isola di intolleranza. Il nostro mondo è anzi un veicolo di integrazione, basti solo pensare ai tanti ragazzi di origine straniera che fanno parte della nostra associazione».

Il punto caldo resta sempre quello del rapporto con le società. Anche in questo caso il presidente degli arvitri veneti si mantiene ottimista. «La collaborazione con i club è in costante aumento» sottolinea Bettin, «e lo vediamo ad esempio nei campionati dalla Prima categoria in giù, dove i due assistenti dell'arbitro non sono nostri associati ma dirigenti delle due squadre in campo. Se poi mi chiedete se mi piacerebbe che, come succede nel rugby, le decisioni del direttore di gara venissero comunque accettate e rispettate, è chiaro che la mia risposta è sì. Ma qui entriamo in un campo che non è più tecnico ma culturale. Una cosa, però, è sotto gli occhi di tutti: è in atto un cambiamento generale del modo di intendere i rapporti nel mondo del calcio, in senso assolutamente positivo».

In un mondo che è sempre più legato a doppio filo alla capacità di comunicare gli arbitri restano ancora legati alla regola del silenzio. Un problema che ha radici lontane. Ma le soluzioni? «Sono stato il primo arbitro, ai miei tempi, ad andare a una trasmissione sportiva televisiva» chiude Bettin sorridendo, «la mia posizione è chiara e non l’ho mai nascosta: magari non subito, facendo un passo alla volta, ma con il tempo sarebbe giusto che anche gli arbitri potessero avere rapporti con i media».

Maurizio Toso

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