«Arbitri, rispettate il calcio femminile»
CAVARZERE. La polemica nasce sulla pagina Facebook del Gordige. La società di Cavarzere se la prende con l’arbitro Perenzoni di Rovereto, ma stavolta non c’entrano rigori o gol in fuorigioco. Questione di rispetto. Succede che nell’ultima partita della serie B, domenica scorsa, il Gordige perde 1-6 e subisce una clamorosa e goffa autorete. L’arbitro, secondo la versione cavarzerana, si avvicina al guardalinee che stava ridendo per l’episodio e dice “stai attento che qui bisogna segnare anche i gol che si fanno da sole!”. La partita continua e il Gordige realizza il gol della bandiera con Claudia Sacchetto, la quale - è sempre Facebook la fonte - si avvicina al guardalinee e dice “ non parli più, adesso, eh?”. Totale: bandierina alzata, cartellino rosso immediato e conseguenti due giornate di squalifica. Poteva finire là, ma il Gordige ha deciso di sollevare la questione ritenendola più generale, non limitata all’episodio. E chiedendo, attraverso il social network maggior rispetto, non soltanto per sé ma per tutto il calcio femminile. Sulla pagina intitolata “Solo al Gordige” la società non giustifica la frase “di reazione” della Sacchetto, ma esprime tutto il malumore in una sorta di sfogo. «Forse gli arbitri quando vengono a dirigere una gara di calcio femminile si sentono declassati» in sostanza si legge,» e la maggior parte di loro affronta le situazioni in campo con strafottenza e arroganza. Questo non giova sicuramente a chi, quelle partite, deve giocarle, a chi, per quanto il calcio femminile sia etichettato come uno "sport minore", si sacrifica ogni santa domenica». E anche Claudia Sacchetto, 20 anni, studentessa universitaria di biologia a Ferrara, al Gordige da cinque campionati anni, sottolinea l'amarezza generale per quanto è successo. «Credo che l'arbitro debba essere un esempio di imparzialità sempre e comunque» spiega interpellata telefonicamente, «e che quella frase sia stata assolutamente inopportuna. Io ho sbagliato a dire quello che ho detto al suo assistente, ma la sua battuta mi aveva irritato profondamente, come il fatto che dopo il nostro autogol il segnalinee si fosse messo a ridere. Incasso questa espulsione, pazienza, da quando gioco avevo preso finora solo un paio di ammonizioni».
Il nostro giornale ha cercato di contattare anche l’arbitro per dare spazio ad una eventuale diversa versione, ma non è stato possibile.
Maurizio Toso
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia