Ancora un tutto esaurito e alla fine è caccia al selfie
MESTRE. La carica dei 3.509. Per la seconda volta di fila la bomboniera di via Vendramin fa registrare il “tutto esaurito” quello che, in occasioni del genere, fa più effetto chiamarlo all’inglese “sold out”. Niente Reyer Day però questa volta. La Reyer capolista basta da sola per riempire il palazzo.
La tripla del possibile pareggio sbagliata da Milbourne a fil di sirena fa saltare in piedi di gioia i tifosi. Parte la caccia al selfie e all’autografo e il quattordicenne Alberto Lubin di Preganziol riesce a “rubare” al volo un selfie con Peric e Moore. Uno dei primi a varcare i cancelli del palazzetto è Vittorio Ghezzo di San Pietro in Volta che arriva largamente in anticipo per stringere la mano al presidente Brugnaro. A 68 anni il signor Vittorio magari non conoscerà la parola selfie, scatta una foto con il telefonino a mister Umana, e ci tiene a ricordare che da 54 anni è fedele tifoso Reyer. Altri tifosi storici onnipresenti sono i veneziani del centro storico Lucio Malfi, classe 1932 e Giovan Battista Pettenello, che di anni ne ha 78. I due amici veneziani con orgoglio dicono di essere fedeli abbonati della squadra orogranata. La prima fila del settore II, a due passi dalla panchina di casa è la nuova residenza domenicale di Roberto Capuzzo, 57 anni di San Francesco della Vigna che, con il suo macchinone fotografico, ha scattato per hobby in due anni quasi 4.000 foto ai suoi beniamini.
Capuzzo segue la squadra orogranata da 46 anni e ogni domenica per lui è un’emozione sempre più grande. Buttando l’occhio al Reyer store ci si i imbatte nella cresta stile Pogba di Davide Guerra di Favaro, venuto al Taliercio insieme alla sorella Eleonora e alla cugina Elisabetta Guerra.
«Per un po’ non sono venuto», dice Davide che gioca a pallacanestro a Casale, «ma adesso la Reyer è capolista ed è un dovere tornare al Taliercio». Elisabetta, invece, negli ultimi tre anni non ne ha persa una di partita in casa. Enrico Discardi e Valentina Noschese di Fiesso d’Artico amano vedere bel basket e ringraziano sentitamente la Reyer. Parte l’inno di Mameli prima della palla a due. E ti lascia a bocca aperta vedere i più piccoli come Leonardo Nicolazza, Filippo Della Francesca, entrambi di otto anni, e Jacopo Guidolin, Simone Cortolezzis ed Ettore De Marchi, tutti di sei anni cantare a memoria l’inno.
Thomas Maschietto
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia