Acuti, emozioni e ricordi Jud riabbraccia Mirano
MIRANO. Per una volta è stato Don Bartolo, Don Giovanni e Banco. Ma lui è soprattutto Jud Arthur, indimenticabile campione del rugby Mirano che venerdì sera ha voluto fare un regalo a quella che lui chiama “la mia seconda casa”: un concerto insieme alla moglie, la soprano australiana Taryn Fiebig, che ha riempito il teatro di Villa Belvedere, richiamando tanti rugbisti e rappresentanti delle istituzioni, compresa la sindaco Maria Rosa Pavanello, tra l'altro ex giocatrice di rugby proprio con la femminile bianconera. Una serata ricca di emozioni, realizzata grazie al contributo di tante persone, in primis Paolo Nostran e Pippo Rampazzo. Una serata che ha legato il passato e il presente di Jud , ora voce di spicco dell'Opera Australia. A Mirano era rimasto soprattutto il ricordo delle sue imprese sportive, di quel terza linea duro e tecnicamente sopraffino. Venerdì sera Jud e Taryn, hanno deliziato tutti, aprendo la loro esibizione con una canzone d'amore in lingua maori (“un tributo alle mie origini”, ha sottolineato Jud), proseguendo poi con un repertorio di brani da Rossini a Gershwin. Tanta emozione, come quella provata da Enzo Rampazzo, presidente del Mirano nell'83-84, l'anno dell'arrivo di Arthur e della prima storica promozione in A, commosso nel ricordare quegli anni legati a un rugby ruvido e affascinante allo stesso tempo. Dopo il concerto, di fatto improvvisato sfruttando la luna di miele di Taryn e Jud, gran festa nell'area della club house del Mirano. Tanti abbracci, lunghissimo e quello con Renato “Kela” Scanferla, qualche battuta anche in dialetto, con Jud che riconosce un compagno ed esclama “ciao Bepi!”. Poi foto di gruppo di tanti ex giocatori, schierati come nelle foto di trenta e passa anni fa. Molti volti noti, a partire da Stefano Cibin ed Enrico Nali, rispettivamente presidente ed ex presidente dei bianconeri. «Essere di nuovo qui è un'emozione fantastica» ha detto Arthur, «pensavo che non sarei mai più tornato a Mirano, invece mi è bastato arrivare e fare un giro in piazza per sentirmi a casa. Rispetto a 32 anni fa tante cose sono cambiate, ma è rimasta uguale l'anima della città e delle persone che ci vivono, e questa è la cosa più importante. Mi è bastato sedermi a tavola con quelli che erano e sono rimasti amici e tutto era come tanto tempo fa, quando un ragazzo di poco più di vent'anni arrivò dalla Nuova Zelanda e scoprì un nuovo modo di vivere. Mi piacerebbe venire ad abitare qui». A due passi c'è il campo da rugby, teatro di tante imprese e battaglie. Come quella con Artuso, giocatore del Petrarca che provò a sue spese cosa voleva dire provocare Jud, cercare di intimorirlo facendogli pesare il fatto di giocare in una squadra neopromossa. «Artuso era un grandissimo giocatore» spiega Arthur, «decisi però che era il caso di farsi rispettare subito. Fui un po' duro, ma a fine gara ci chiarimmo».
Ora l'ex giocatore neozelandese è un cantante lirico apprezzato, che si muove a suo agio tra Mozart e l'operetta. «Quando sono venuto per la prima volta a Mirano, l'Italia era una nazionale minore, quasi sconosciuta» racconta, «ora il movimento è cresciuto. Cosa farebbe Jud Arthur se avesse ancora vent'anni e giocasse ancora a rugby? Verrebbe di corsa a Mirano!».
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