“Rugbisti si diventa”, alla Mostra di Venezia il docufilm con i bambini veneti
Ci sono anche Carlo, 9 anni di Padova e Martina 11 anni di Treviso tra i protagonisti del lungometraggio che sarà presentato alla rassegna internazionale cinematografica
I club che praticano attività di rugby giovanile su tutto il territorio nazionale sono più di 600. I numeri testimoniano l'interesse crescente che ruota intorno a questo sport che nelle prossime settimane sarà sotto i riflettori grazie anche ai Mondiali maschili in Francia, dopo che l'anno scorso le ragazze hanno centrato lo storico obiettivo dei quarti di finale della competizione iridata.
Le giovani rugbiste e i giovani rugbisti sono al centro di un docufilm presentato oggi nel corso dei lavori della Mostra del Cinema di Venezia, 'Rugbisti si diventa', realizzato da The Skill Group in collaborazione di Federazione Italiana Rugby e il dipartimento 'Promozione e Partecipazione' di Fir.
Leda barese 8 anni, Tobia e Carlo 9 anni rispettivamente di Roma e Padova, Martina undicenne di Treviso e i coetanei gemelli Sebastian e Leonardo di Modena, sono i protagonisti di questo film che racconta le loro aspirazioni e i loro sogni legati al rugby, raccogliendo le loro emozioni. Sogni che avevano alcuni anni fa anche i 33 ragazzi che il commissario tecnico della nazionale maschile Kieran Crowley ha chiamato per la Rugby World Cup. La convocazione è stata annunciata mostrandogli una loro foto da bambini, momento di grande impatto dal punto di vista comunicativo.
'Rugbisti si diventa' - spiega Lorenzo Munegato di The Skill Group, che con Simone Massaccesi e Alberto Pezzella hanno curato regia e soggetto del docufilm - nasce proprio dalla volontà di far conoscere meglio questo sport. La cosa migliore da fare era raccontarlo attraverso le parole, i gesti e le emozioni delle ragazze e dei ragazzi che lo praticano. Siamo rimasti sorpresi dallo spirito con cui i protagonisti parlano della loro disciplina sportiva, anche se qualcuno lo pratica da pochi mesi sembra quasi che gli sia già entrato nel sangue. I legami che riesce a creare sono incredibili".
"Siamo stati accolti con calore e spontaneità nelle Club house - aggiunge Munegato - i bambini e le bambine ci hanno fatto conoscere il cosiddetto Terzo Tempo e poi abbiamo vissuto con loro i tornei giovanili e la passione che li accompagna. Dal mingherlino al ragazzino più grosso, dal più timido allo spavaldo ognuno in questo sport riesce a ritagliarsi un ruolo importante.
E in questo le centinaia di educatori che spesso con spirito di volontariato operano sui territori, proprio così non si chiamano allenatori ma educatori, svolgono un ruolo fondamentale".
Sullo sviluppo del rugby giovanile crede molto la Federazione: "E' importante far conoscere a quante più famiglie possibile quello che la nostra disciplina può offrire dal punto di vista sportivo ed educativo - afferma Francesco Grosso, responsabile di 'Promozione e Partecipazione' di Fir - bambine e bambini possono provare non solo il nostro sport, ma un'esperienza vera e propria da rugbisti, immergendosi nell'ambiente e nell'atmosfera che, come è noto, vede nel campo da gioco solo una parte di un qualcosa di molto più ampio e profondo".
Proprio con questo obiettivo a settembre Fir lancia il 'Mese del rugby'. In concomitanza con i Mondiali, il progetto si propone di mettere in rete le numerosissime attività promozionali organizzate dai club strutturandole come una vera festa di accoglienza 'ovale' aperta a bambine e bambini, ragazze e ragazzi (principalmente in fascia d'età 5-14 anni) dal nord al sud del Paese, consolidando la collaborazione tra Federazione, territorio e società affiliate. L'obiettivo, in linea con quanto costruito negli ultimi anni, rimane sempre quello di ampliare il vivaio di giovani rugbiste e rugbisti praticanti, coinvolgendoli in un'esperienza di squadra vissuta tra campo da gioco, spogliatoi e Club house.
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