A Venezia 80, bastano i divi italiani ad accendere il red carpet

Il Leone alla carriera a Cavani, la madrina Murino impeccabile, la star è Favino.

L’emozione di Graziella, nata orfana del “Comandante”

Manuela Pivato
Liliana Cavani, Leone d'oro alla Carriera, con Charlotte Rampling
Liliana Cavani, Leone d'oro alla Carriera, con Charlotte Rampling

Graziato dal maltempo, accolto dai fan più tenaci ai quali poco importano i malumori di Hollywood, il primo red carpet della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si accende da solo; e bastano i divi italiani, il drappello dei giurati, qualche modella qua e là, la madrina piena di gioia e una signora minuta piena di commozione, ad aprire mercoledì 30 agosto l’edizione numero 80, che si voleva al massimo della gloria, e – costretta a rinunciare alle star americane – si farà con il massimo della buona volontà.

Il Comandante

Nessuno rimpiange nessuno quando sfila Piefrancesco Favino, protagonista del film d’apertura “Comandante” di Edoardo De Angelis, in Concorso e in prima mondiale, kolossal da 15 milioni di euro, portando al Lido non solo la storia vera del comandante della Regia Marina Militare Salvatore Todaro il quale, a capo del sommergibile Cappellini, nel 1940 salvò l’equipaggio nemico di un piroscafo belga nell’Oceano Atlantico, ma anche la di lui figlia, Graziella Marina, oggi 80enne in abito rosso, che non poté mai ricevere una carezza dal padre poiché l’uomo fu ucciso nel 1942 poco prima della sua nascita, ma ne rivede intatto l’eroismo sul grande schermo.

«Quando l’ho incontrata» racconta l’attore «mi ha detto che mi era molto grata, perché avevo dato voce al padre che non aveva conosciuto».

 La cerimonia in Sala Grande

In mille, mercoledì sera, sulla passerella accolti dal presidente della Biennale Roberto Cicutto e il direttore Alberta Barbera per la cerimonia in Sala Grande e la consegna del Leone d’oro alla carriera alla regista Liviana Cavani. Passano il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini con la fidanzata Francesca Verdini in argento carta di cioccolatino, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il sottosegretario Lucia Borgonzoni, il governatore Luca Zaia, il sindaco Luigi Brugnaro, preceduti da Matteo Renzi che arriva per primo e subito s’infila in Sala Grande.

Sfilano le giurie al completo, tra cui quella di Venezia 80 presieduta dal regista Premio Oscar Damien Chazelle, e ancora Luca Guadagnino, al Lido per ricevere il 2 settembre il Premio Siae Andrea Purgatori alla carriera, Claudia Gerini, Bianca Balti in azzurro cielo, Valeria Marini con i fiori tra i capelli, Jo Squillo, Mariacarla Boscono con cappuccio rosso, il cantante Lazza in pigiama, Toto Bergamo Rossi, Tiziana Rocca.

Sul palco della Sala Grande Malika Ayane canta “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli e poi il microfono passa alla madrina Caterina Murino in abito rosso di Armani Privé, dieci chili di cristalli e collier di Cartier.

«Un saluto affettuoso a tutti coloro che non sono qui con noi perché impegnati a difendere il valore intellettuale ed economico del proprio lavoro» dice «e ci ricordano che la creazione artistica è prerogativa di donne e uomini appassionati e di talento e che tale lavoro non può essere delegato ad algoritmi e intelligenza artificiale, pur importantissimi in altri campi».

Il Leone alla Carriera

È l’attrice Charlotte Rampling a pronunciare la laudatio per Liliana Cavani, che nel 1974 la diresse, donandole eternità, ne “Il portiere di notte”.

In quel film, dice Charlotte Rampling «Liliana Cavani ci ha mostrato nel suo senso originale, etimologico e radicale ciò che è mostruoso. Ha girato la cinepresa verso la bestia, dritta verso di lei, con gli occhi spalancati. Liliana ci costringe a confrontarci con il bello, il brutto e l’irrisolto. Con il suo incessante interrogarsi, attraverso documentari e film, ha mandato nel mondo flussi di messaggi appassionati e complessi».

E si capisce che il sodalizio, l’intesa, l’ammirazione tre le due non sono mai venuti meno. «Io le ho dato il Premio alla carriera a Berlino e lei ora mi consegna il Leone d’oro alla carriera» dice la regista 90enne, giacca bianca, pantaloni scuri e sneakers «Sono la prima regista donna a ricevere questo premio. Trovo che questo non sia del tutto giusto. Ci sono donne registe che probabilmente lavorano bene al pari degli uomini se solo dessimo loro la possibilità di essere viste. Questo festival dovrebbe considerare il fatto che le donne possono fare buoni film. È necessario raggiungere un equilibrio in questa direzione. Mi auguro che questo inizio abbia un seguito»

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia