Venezia e il futuro del Fondaco dei Tedeschi: una scommessa per l’artigianato e l’innovazione

Perché non farne nuovo polo connotante, uno spazio capace di unire tradizione e tecnologia, diventando un volano per tutta l’economia della Laguna

Silvia Peruzzo Meggetto

Venezia è una città di tradizioni, ma anche di sfide. La sua storia millenaria è un patrimonio unico, ma rappresenta anche un’eredità da custodire con innovazione e saggezza. Oggi la città si trova a un bivio: come crescere senza tradire le radici, mantenendo identità culturale e vitalità economica? La risposta potrebbe trovarsi nel cuore della città, nel Fondaco dei Tedeschi, un simbolo di Venezia pronto a una nuova trasformazione.

DFS Italia, parte del gruppo LVMH, ha annunciato la chiusura del polo commerciale del Fondaco entro il 2025. Questa notizia è un duro colpo per l’economia cittadina, legata al turismo di fascia alta. Tuttavia, ogni crisi porta anche delle opportunità: dobbiamo essere in grado di cogliere questo momento per rilanciare Venezia non solo come destinazione turistica, ma come polo di eccellenza per l’artigianato e l’innovazione.

La tradizione artigianale veneziana è un pilastro identitario: il vetro di Murano, i merletti di Burano, le maschere di Carnevale e i tessuti sono alcuni dei tesori che raccontano la storia della città. Ma preservarle come fossero reperti museali non basta: queste tradizioni devono evolversi per affrontare un mondo globale e moderno e per essere competitive sul mercato. Ecco perché il Fondaco potrebbe diventare una sorta di “Polo dell'alto artigianato e dell’innovazione”, uno spazio capace di unire tradizione e tecnologia, diventando un volano per tutta l’economia della Laguna.

Immaginiamo laboratori di vetro che sperimentano con la stampa 3D o maschere di Carnevale create con materiali innovativi, ma fedeli allo spirito tradizionale. L’integrazione tra secoli di sapere artigianale e le tecnologie più avanzate potrebbe portare nel futuro questi mestieri, proponendo i nuovi prodotti e quelli della tradizione a una platea di consumatori globali interessati al brand Venezia.

Questo polo potrebbe essere non solo una scommessa sull’artigianato, ma anche sulle persone: la chiusura del Fondaco mette infatti a rischio 226 posti di lavoro, un dramma per le famiglie veneziane. La creazione del Polo dell'alto artigianato e dell’innovazione potrebbe rappresentare una risposta diretta anche a questa emergenza occupazionale.

La partecipazione attiva delle piccole e medie imprese locali, che sono la spina dorsale economica di Venezia, sarà cruciale. Il progetto offrirà a queste realtà un’opportunità di crescita e di accesso ai mercati internazionali, contribuendo a promuovere una produzione che è il frutto di secoli di storia e cultura.

Questo progetto ambizioso, che punta alla riqualificazione del Fondaco, rispetterà le normative UNESCO, conservando l’aspetto storico e architettonico dell’edificio, ma trasformandolo in uno spazio dinamico e moderno. Oltre alla componente commerciale, il polo sarà un centro culturale vivo, con mostre, eventi e attività di formazione. Collaborazioni con università e centri di ricerca daranno impulso all’innovazione.

Sarebbe bello che cittadini, imprenditori e giovani sostenessero questa idea. Insieme, possiamo costruire una Venezia capace di preservare la sua bellezza e la sua storia, ma anche in grado di innovare e di stare al passo con le richieste di un mercato globale sempre più veloce e complesso.

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