Facciamo presto: il commercio di Mestre non può aspettare ancora

Se non si inverte la tendenza alla desertificazione assisteremo alla continua perdita di funzioni e ad un impoverimento generale del centro

Alvise Canniello*

Il centro mestrino conta il 22% di negozi sfitti, con una distribuzione pressoché uniforme, con picchi proprio nel complesso di Piazza Ferretto e in corrispondenza del grande vuoto urbano dell’ex Ospedale Umberto I. La mancanza di attrattori veri in centro, la riduzione degli uffici pubblici, lo spostamento anche di attività private fuori dal centro, le nuove polarità di Forte Marghera e di via Torino, i centri commerciali e i fenomeni di microcriminalità non hanno fatto altro che aggravare una situazione che, se affrontata con le normali leve economico-commerciali, non appare più reversibile.

Un recente sondaggio commissionato da Confesercenti a Nomina ha fatto emergere, intervistando residenti e city users, elementi di criticità riassumibili in una generale perdita di attrattività di Mestre che conserva una certa attrattività per la passeggiata del sabato ma risulta completamente assente di una vocazione che la faccia emergere nella competizione con le altre città venete.

Invertire questa situazione è possibile? Se lo chiedono un po’ tutti ma, per poter dare una risposta, è necessario fermarsi e immaginare una strategia diversa. Serve una nuova regia che riunisca tutti gli stakeholder del territorio, a partire dai proprietari immobiliari, per poi arrivare al sistema creditizio e alle associazioni di categoria.

L’ambito pubblico dovrebbe occuparsi innanzitutto di un tema: la sicurezza. La criminalità diffusa, infatti, da troppo tempo mette a repentaglio qualsiasi tentativo di rilancio. Una volta messa in sicurezza la città sarà necessaria una grande azione multisettoriale che permetta di dare credito a chi decide di riaprire un negozio sfitto, di assicurare garanzie per i proprietari che decidono di sostenere giovani imprenditori che propongono idee innovative e capaci di aggredire il mercato, di ritrovare un dialogo con le grandi strutture alberghiere della terraferma capaci di accogliere milioni di turisti ogni anno. Accanto a questi primi spunti sarà necessario coinvolgere il tessuto culturale mestrino, frammentato e ancora oggi poco legato con la città, riscrivere un piano di iniziative ed eventi che faccia emergere un filo conduttore tra le tante proposte che si realizzano a Mestre, spesso poco collegate e per nulla dialoganti l’una con l’altra.

Il decalogo della città accogliente

Grande attenzione, infine, dovrà essere data all’accoglienza di quei turisti che, pur dormendo in terraferma, non conoscono e non visitano il centro città. In questo senso la riproposizione di un decalogo della “città accogliente” dovrebbe essere riscritto senza indugio, al fine di organizzare anche il tessuto commerciale, oltre a quello della ristorazione e dei tanti pubblici esercizi che popolano la città, a ricevere il turista proponendo prodotti e servizi su misura.

Oltre 180 negozi all’interno del cuore di Mestre sono sfitti e pensare di riportare la situazione a una piena occupabilità è irrealistico. I punti di riferimento urbani sono cambiati, le vocazioni di intere porzioni di città sono mutate. I giovani, sempre grazie al sondaggio realizzato da Nomisma, non conoscono e non frequentano il tessuto commerciale urbano preferendo luoghi organizzati come i centri commerciali. Se non invertiamo questa tendenza assisteremo a una diminuzione dei valori immobiliari, alla continua perdita di funzioni, ad un impoverimento generale del centro.

Rischio desertificazione

Un processo di desertificazione che va necessariamente invertito riportando il pubblico alle sue funzioni originali e il privato ad investire. L’associazione di categoria ha in questo scenario un ruolo di cerniera fondamentale in grado di offrire garanzie e sostegno sia per i proprietari immobiliari che per i nuovi imprenditori o per chi, venendo da altri luoghi o esperienze, decide di investire a Mestre. Ripartiamo con una nuova strategia, non possiamo permetterci di perdere ulteriore tempo.

*Direttore Confesercenti Metropolitana Venezia Rovigo

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