Toffolutti: Venezia può salvarsi solo se autonoma, con statuto speciale

Referendum sull'autonomia da Mestre: lo scenografo è a favore della separazione «Ci sono problemi specifici, a partire dal rapporto con l’acqua» 

VENEZIA-MESTRE. «Venezia deve essere autonoma per affrontare finalmente i problemi che sono solo suoi, a cominciare dal rapporto diventato più difficile, con l’acqua. La separazione amministrativa è l’ultima possibilità rimasta per la rinascita e il ripopolamento di questa città. Per questo voterò sì al referendum e mi sto impegnando per convincere il maggior numero di persone, soprattutto quelle ancora dubbiose».

È diventato un separatista convinto il famoso scenografo e regista veneziano Ezio Toffolutti, tornato da qualche anno a vivere in laguna dopo la lunga permanenza in Germania, ma più che mai legato alla sua città d’origine.

Toffolutti, perché tutto ciò non può essere possibile con un Comune unico?

«Perché non sta succedendo, ormaii da troppi anni, ed è arrivato il momento di prenderne, con un sindaco e un’amministrazione che si occupi solo dei problemi di Venezia, della sua rivitalizzazione, del ritorno dei giovani che è ancora possibile se si cambia il modello di sviluppo di questa città. Quello dell’acqua alta eccezionale del 12 novembre è stato un urlo che non è più possibile sentire. Bisogna tornare alla tutela ambientale, all’artigianato di qualità, alle opportunità per i giovani, radicando qui le migliaia di studenti universitari che la frequentano. Dobbiamo avere nuovamente un Magistrato alle Acque operativo e competente, basta scavare canali e far arrivare grandi navi».

Si invoca anche la possibile perdita di posti di lavoro per i portuali in questo caso.

«Ma perché tutto è legato a un’idea di sviluppo ottocentesca. Invece che alle grandi navi, ad esempio, la Marittima potrebbe ospitare yacht di grandi e medie dimensioni, creando nuove opportunità lavorative. Ma è possibile rilanciare seriamente anche l’artigianato veneziano, se gli se ne offre la possibilità, basterebbe poco per creare le condizioni per il mantenimento delle botteghe».

Ma quali vantaggi portebbe da questo punto di vista l’autonomia amministrativa di Venezia?

«Che, staccata dal territorio metropolitano, Venezia potrebbe chiedere per sé uno statuto speciale, proprio in virtù della sua unicità di città d’acqua, con un riconoscimento anche dalla stessa Europa. Tutti amano Venezia, ma molti non hanno la possibilità di occuparsene. A volte, andando spesso all’estero anche per lavoro, ho l’impressione che questa città stia più a cuore a molti che non ci vivono rispetto a chi sta qui e pensa solo a sfruttarla spesso senza sceupoli solo a fini turistici., Ogni volta che vado a Vienna, ad esempio, devo rispondere ai miei amici austriaci che mi chiedono perché di fronte al Bacino di San Marco continuino a passare le grandi navi o perché la città dopo questi anni dalla grande alluvionbe del 1966 non sia ancora difesa efficacemente dalle acque alte eccezionali. Ed è difficile dare una risposta».

La si troverà, secondo lei, con Venezia autonoma?

«Lo spero, ma in ogni caso è un tentativo che va assolutamente fatto perché continuando ad amministrarla come avviene oggi questa città certamente non ha futuro». —

E.T.

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia