Referendum Mestre-Venezia, il No della Cgil di Venezia
MESTRE-VENEZIA. La CGIL di Venezia si è pronunciata per il No al referendum di divisione tra i Comuni di Mestre e Venezia. Ecco il comunicato integrale.
"Il primo dicembre, i cittadini del Comune di Venezia, saranno chiamati a decidere, per la quinta volta, sulla divisione del Comune di Venezia. La nostra organizzazione, convintamente, nelle precedenti consultazioni si è schierata in maniera compatta contro la divisione. Pur considerando che in questi anni ci siano stati dei mutamenti politico-organizzativi, che in maniera del tutto sbagliata, hanno portato a scelte di accentramento e di svuotamento del sistema della partecipazione territoriale, riteniamo che la nostra organizzazione debba mantenere il proprio parere negativo su tale tema e dia quindi indicazione per il NO al referendum.
"Da sempre abbiamo ritenuto che la battaglia politica per l’affermazione delle proprie idee debba essere svolta in assoluta trasparenza e che il diritto di voto sia una grande conquista che non va mai delegittimata, e quindi, anche per questi motivi, l’assemblea generale ritiene, nell’invitare ad un ampia partecipazione, di dare questa chiara indicazione di voto e vincolare il gruppo dirigente della nostra organizzazione a sostenere le ragioni del NO.
"Questa espressione non solo perché riteniamo che in una società sempre più globale ci sia la necessità di avere dimensioni istituzionali che competano e interagiscono con il mondo, ma perché pensiamo che Venezia e il suo entroterra, Mestre, Marghera, Favaro, Chirignago, ecc. siano sempre più interconnesse e facciano parte, ognuno con la propria peculiarità, di un sistema storico, economico e culturale unico (in tutti i sensi), senza inseguire tentazioni legate all’autonomia alla Veneta o a possibili divisioni.
"E’ chiaro che stiamo parlando di una Città e di un territorio assolutamente unici e peculiari: il delicato ecosistema della laguna, il cui Governo deve essere portato a maggiore unità, non ulteriormente frammentato, la presenza della città storica, con la sua grande fragilità e dall’altro di una città di terraferma, un tempo città plurale, luogo di vita e di lavoro di tanti veneziani.
"I problemi di questa città, dall’assedio della monocultura turistica che oramai non è più solo problema del centro storico, alla desertificazione del commercio di prossimità, dalla difficile re-industrializzazione di Porto Marghera alle difficoltà che sta vivendo il Porto commerciale, dalla destrutturazione dei servizi sociali, sia riferiti alla popolazione anziana, che alle fasce deboli della popolazione, ai processi di esternalizzazione riguardanti sia l’istruzione che il sistema culturale, al tema del diritto alla mobilità, dal mancato contrasto reale all’illegalità, all’evasione ed elusione fiscale e al cattivo lavoro, non si contrastano con la divisione, bensì mettendo in campo politiche radicalmente diverse da quelle operate in questi anni, a cominciare dalla nuova centralità che devono avere le municipalità.
"Non solo la divisione, che tra l’altro porterebbe ad una situazione di grave instabilità amministrativa le cui ripercussioni si evidenzierebbero per anni (vedasi il contenzioso economico ancora oggi non risolto tra il Comune di Venezia e il Comune di Cavallino Treporti a 21 anni dallo svolgimento dell’analogo referendum), non aiuterebbe ad affrontare i temi sopra-citati, ma anzi la complessità delle questioni evidenziate possono essere
affrontate solo con una visione unitaria, altrimenti le diverse realtà diverrebbero prigioniere di scelte compiute da altri soggetti istituzionali, senza avere la possibilità di contare realmente nelle scelte.
"Il dialogo con l’Europa, con lo stato centrale, con la Regione Veneto, sia per le scelte normative, sia per la programmazione dei servizi, e infine, ma non di certo ultimo, per la possibilità di ottenere gli investimenti e i finanziamenti necessari, deve vedere la Città di Venezia che, nella sua unicità e complessità, mette in campo le proprie opzioni e opera per raggiungere risultati che riguardano l’intera comunità, che siano residenti in centro storico, nelle isole o nelle tante città della terraferma.
"Infine un’ultima considerazione: non possiamo permetterci di confondere il futuro del Comune di Venezia con il futuro della Giunta Brugnaro. Sarebbe a nostro avviso un grave errore pensare di trovare nel referendum, che produrrebbe effetti permanenti, la scorciatoia per la messa in discussione del governo di destra di questa città.
Come abbiamo già avuto modo di dire in altre occasioni, va perseguita la prospettiva di una nuova giunta, mettendo in campo un progetto largo di radicale cambiamento politico e amministrativo per i cittadini e le cittadine di questo Comune".
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