Referendum divisione Venezia Mestre flop, Cacciari: «Ora pensiamo ai temi della città»
VENEZIA. L’ex sindaco Massimo Cacciari, la mette giù così: «Finalmente i veneziani hanno dimostrato un po’ di buon senso. È il risultato che mi aspettavo, cosa io pensassi su questo ennesimo referendum l’ho detto e ridetto».
«Colossale stupidata»
«Una colossale stupidata», così l’aveva definito, spiegando che «Venezia e Mestre sono indivisibili, come i loro problemi», e aggiungendo che pensare, sull’onda emotiva dell’ultima acqua alta, che dividere la città fosse la strada per risolvere i guai era «pura illusione».
Dopo il quinto referendum, all’orizzonte, ce ne potrà essere un altro? Dice Cacciari: «Questo è un Paese di follie e non escludo che qualche folle ci possa riprovare». Il presidente di Confindustria Venezia, Vincenzo Marinese, da sempre vicino a Luigi Brugnaro, tira un sospiro di sollievo. «Come prevedibile i temi di questo referendum interessavano a pochi. L’ennesimo spreco di soldi per alimentare un clima surreale.
Penso che tra i promotori c’era anche chi qualche anno fa ha avuto la possibilità di occuparsi della città con un ruolo importante (Bellati che doveva essere il vice di Brugnaro, ndr). Preferì altre strade salvo poi mettersi a promuovere una consultazione anacronistica», dice Marinese, «Ora recuperiamo la calma pensiamo alla città tutti insieme perché questa città è unica e unita».
Il Pd, con l’eccezione di alcune personalità - Felice Casson o i presidenti delle Municipalità di Venezia (Martini), Mestre (Conte) e Lido (Carella) - si era schierato contro la separazione. Dando indicazione di votare no. Il deputato del Pd, Nicola Pellicani: «Un referendum per pochi intimi che dimostra come fosse un’iniziativa anacronistica».
«Ma adesso basta»
Per Pellicani sarebbe anche il caso di stabilire misure «che non ci facciano andare a votare per la separazione ancora una volta, sarebbe la sesta. Penso alla necessità di raccogliere un maggior numero di firme, o di prevedere un minimo di un tot di anni tra una consultazione e l’altra». Nel voto è comunque stato espresso un malessere, soprattutto nella Venezia insulare, di cui «bisognerà tenere conto, un chiaro segnale di malcontento nei confronti di Brugnaro».
Pd e centrosinistra aspettavano la fine della campagna referendaria per concentrarsi sulla scelta di un candidato sindaco. Sul fronte politico opposto esulta Renato Brunetta, deputato di FI: «I veneziani hanno dimostrato di essere saggi.
Nei giorni in cui la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen citava Venezia come problema e obiettivo comune, in città si discuteva dell’ennesimo referendum di rottura. Quel che serve non è la divisione, ma la coesione, e il soggetto per lavorare su Venezia deve essere la Città metropolitana che», anticipa, «sto mettendo come soggetto principale della nuova legge Speciale che proporrò. Gli intellettuali? Molti si sono schierati per il sì, dimostrando di non conoscere la città».
Problemi irrisolti
Contro la separazione - schierato per il no - Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera. «È evidente che l’istanza unitaria è molto più forte perché è presente perfino tra coloro che sono andati a votare, nonostante l’invito di quasi tutti gli unionisti a stare a casa. Io credo che non abbia vinto nessuno perché i problemi restano tutti lì: coloro che temevano la divisione penseranno di avere un problema in meno, gli altri penseranno di avere uno strumento in meno.
La verità è che nessuno dei problemi che ha la città dipendono dal fatto che il comune sia uno o due. Dipendono o da errori dell’amministrazione passate e presenti, o dal poco potere che il Comune ha rispetto a scelte fatte da altri, per il Mose o le grandi navi, o da problemi enormi che il comune difficilmente potrà risolvere da solo, come il cambiamento climatico, i problemi della città d’arte alle prese con la monocultura turistica, o la rigenerazione di Porto Marghera.
Problemi su scala enorme, che non si risolvono meglio dividendosi e diventano più piccoli. E più deboli». Deluso il deputato M5S Alvise Maniero, ex sindaco di Mira: «Sono dispiaciuto che il referendum non abbia raggiunto il quorum, una decisione presa dall’astensionismo non mai una bella decisione».
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