Venezia, grandi navi e grandi canali. «I nuovi scavi distruggeranno la laguna»
VENEZIA. «Altro che Transizione ecologica e Venezia capitale della sostenibilità. Qui si progetta il contrario di quello che la scienza indica. Si continua a scavare il canale dei Petroli, che come hanno dimostrato studi internazionali è il killer della laguna. Noi di Italia Nostra ci opporremo con ogni mezzo a questa distruzione».
Lidia Fersuoch, esperta di laguna e tra i fondatori di Italia Nostra a Venezia, annuncia battaglia. Ha letto sul giornale dei nuovi progetti del ministero delle Infrastrutture per il «porto del futuro». Quasi 7 milioni di metri cubi di fanghi da scavare, 200 milioni per smaltirli. E una «discarica» nel mezzo della laguna, dove sono le casse di colmata.
«Si va nella direzione che avevamo purtroppo immaginato», continua, «si arriverà a un raddoppio del canale dei Petroli, perché altrimenti le grandi navi da crociera non ci passano. Si faranno scavi enormi in mezzo alla laguna. E’ peggio degli anni Sessanta, allora almeno gli effetti non si sapevano. Oggi sappiamo tutto. Mi chiedo dove sono i controllori».
Polemiche che riguardano il «Dossier Venezia», schede e slide distribuite l’altro giorno in Prefettura dai dirigenti del ministero.
Programmi, idee e grandi opere per il futuro prossimo. Partendo dagli scavi. Un tema delicato, su cui giace in procura un esposto dettagliato. Discarica delle Tresse costruita in project financing, affidata alla società Tressetre di Maurizio Boschiero, ex della Mantovani e del Consorzio Venezia Nuova. Concessione scaduta, ma continuamente prorogata per consentire lo scarico dei fanghi scavati. Adesso arriva un’altra discarica, quella del canale Vittorio Emanuele.
Un Piano che secondo Andreina Zitelli, già componente della commissione Via del ministero per l’Ambiente, non è affatto chiaro. «L’assenza del cronoprogramma», dice, «denota che non vi è alcuna certezza di poter procedere con il Piano. Al di là degli studi affidati non vi è alcuna certezza dei finanziamenti che risultano tra l’altro spropositati rispetto alla transitorietà degli approdi temporanei» continua, «come prescrive l’articolo 2 del decreto 103 che nomina il commissario Di Blasio. Non ci sono le modifiche del Piano regolatore portuale».
«Sorprende infine che un funzionario dello Stato come la dottoressa Bramezza individui nei ministeri dell’Ambiente e della Cultura, che svolgono il loro ruolo di controllo, gli ostacoli a questo grande piano di scavi che non ha precedenti se non nello scavo del canale dei Petroli. Quanto al Protocollo fanghi, esiste già. Sono canali industriali, con fanghi tossici. Non è corretto cercarne uno più permissivo».
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