La Terraferma turistica: uno scenario possibile per il futuro di Venezia

Una ipotesi, trasformarla in una destinazione ideale per le famiglie, attrezzandosi con spazi e servizi dedicati: aree gioco, asili temporanei, servizi di babysitting giornaliero

Andrea Doria

Il dibattito che da decenni coinvolge Mestre e Venezia, e la loro contrapposizione, non ha fatto altro che disperdere un’enorme quantità di idee ed energie. Conosciamo bene la complessità del territorio comunale, ma riteniamo che molti non colgano quanto sia difficile gestire realtà così eterogenee con un’unica politica. I risultati, infatti, nel corso degli anni non sono stati particolarmente brillanti. Serve un’autocritica da parte di tutti: spesso pensiamo che il nostro piccolo quartiere sia il centro del mondo e, di conseguenza, più meritevole di attenzioni rispetto ad altre aree.

Dopo ben cinque referendum – il primo risalente addirittura al 1979 – possiamo affermare con certezza che la volontà popolare ha deciso di mantenere integro il Comune nella sua diversità. Perché, allora, non cominciare a mettere in campo idee concrete per offrire un’alternativa di sviluppo alla terraferma, da troppo tempo considerata solo il "dormitorio" di Venezia?

In molti, nel corso degli anni, hanno tentato di cambiare questa percezione, ma altrettanti hanno fallito. Le ragioni, a nostro avviso, sono state spesso legate al timore di critiche o alla possibilità di scontentare categorie che, grazie al "sistema Venezia", hanno prosperato. Oggi, però, il contesto storico è profondamente mutato. Dopo la pandemia, il turismo ha subito trasformazioni significative, coinvolgendo pubblici sempre più variegati. Tuttavia, lo stesso non si può dire per l’offerta culturale e turistica del nostro Comune, che sembra essere rimasta indietro.

Il tema da affrontare è lo sviluppo di un turismo sulla terraferma, un argomento dibattuto per anni ma quasi sempre liquidato con una conclusione pregiudiziale: Mestre non è terreno turistico e resterà sempre e solo una brutta appendice del centro storico. Oggi, però, un nuovo nemico si è aggiunto alla lista: l'overtourism.

È importante chiarire che chi scrive non condivide l’atteggiamento di denigrazione sistematica nei confronti del turismo di massa. Negli ultimi anni, si è parlato solo dei suoi aspetti negativi: turisti considerati invasivi, sporchi, colpevoli di rendere difficile la vita in una delle città più ammirate al mondo. Questo clima ha perfino portato a una sorta di guerra contro la proprietà privata in nome della residenzialità, un tema complesso che meriterebbe riflessioni più approfondite.

Forse, invece di concentrarsi esclusivamente sul centro storico e sulle isole lagunari, sarebbe il momento di progettare un reale sviluppo turistico per le altre aree. Certo, molti tenteranno di obiettare che sono già stati fatti numerosi tentativi senza successo. È vero: il pur affascinante museo M9 ha registrato un numero di visitatori ben al di sotto delle aspettative, e le bellissime mostre gratuite organizzate al Centro Candiani sono state visitate quasi esclusivamente da residenti.

Un impulso significativo anche al turismo sulla terraferma

Eppure, resto convinto che un progetto di ampio respiro, capace di coinvolgere sia strutture pubbliche sia private, potrebbe cambiare le cose. Insieme al cosiddetto "Bosco dello Sport", si potrebbe dare un impulso significativo anche al turismo sulla terraferma. Nessuno pretende di fare concorrenza al centro storico – sarebbe assurdo e controproducente – ma Mestre potrebbe diventare un’alternativa strategica per decongestionare almeno in parte il flusso turistico verso Venezia e, al tempo stesso, creare nuove opportunità economiche.

Per esempio, si potrebbero progettare collaborazioni con i grandi musei del mondo. Pensiamo alle mostre al Candiani, che si sono limitate a esporre opere della meravigliosa collezione di Ca’ Pesaro: perché non coinvolgere istituzioni di rilievo internazionale? Un accordo con il Museo Magritte di Bruxelles o con il Museo Vasarely di Budapest, ad esempio, sarebbe auspicabile, considerando gli spazi disponibili al M9.

In alternativa, la terraferma potrebbe diventare una destinazione ideale per le famiglie, attrezzandosi con spazi e servizi dedicati: aree gioco, asili temporanei, servizi di babysitting giornaliero. Un’offerta pensata su misura per chi desidera organizzare una vacanza in famiglia.

Un territorio che non compete non può vincere. Se vogliamo contrastare il degrado della terraferma e offrire un’alternativa di qualità, serve un piano di sviluppo, non solo in chiave turistica. Perché, allora, non partire proprio da qui?

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