Il futuro digitale di Venezia: perché quasi nessuno ci crede davvero?
Venezia potrebbe diventare un modello di smart city, dove tecnologia e tradizione si integrino armoniosamente
Venezia, la città dei Dogi, delle maschere, delle isole e dei ponti, ha sempre avuto un'aura di fascino decadente tra mistero e magia. Tuttavia, è tempo di sfatare un mito: Venezia non è solo una preziosa reliquia del passato, ma una straordinaria opera di ingegneria umana che per secoli ha veicolato merci e informazioni con una velocità e un'efficienza notevoli per il tempo nel Mediterraneo e in tutta Europa.
La nascita di Venezia è un trionfo dell'ingegno umano. Costruita su una serie di isole la Città ha utilizzato l'acqua come infrastruttura primaria per i trasporti con la laguna che fungeva da interfaccia tra il mondo terrestre e quello marittimo. I commercianti veneziani, veri e propri “geek” del loro tempo, sfruttavano questo sistema per collegarsi in una estesa rete commerciale, anticipando di secoli la globalizzazione moderna.
In tale processo fondamentali sono stati gli strumenti attraverso i quali i veneziani si connettevano con il mondo: le Galee, le veloci navi che sono state il modello di riferimento per la guerra e il commercio fino al XVIII secolo. Tali imbarcazioni, innovative per il loro tempo, costituivano il nerbo della flotta mercantile e militare della Serenissima.
La Galea, celebre il Bucintoro dei Dogi per la celebrazione della cerimonia dello Sposalizio del Mare, era il frutto di un'intensa attività di ricerca e sviluppo e veniva prodotta in “serie” negli efficienti cantieri navali dell’Arsenale. Le Galee combinavano velocità, potenza di fuoco e manovrabilità, rendendo Venezia una superpotenza marittima. Se oggi le aziende investono miliardi in tecnologia i veneziani avevano già capito che innovazione e potenza vanno di pari passo.
Il gap da recuperare
Perché, dunque, Venezia non è oggi a livello delle grandi Città europee per tecnologia e servizi digitali? La risposta purtroppo è tanto complessa quanto frustrante. In primo luogo, Venezia è stata troppo spesso relegata a museo a cielo aperto, un gioiello da ammirare, ma non da adeguare tecnologicamente facendo coesistere attività di ricerca e settori produttivi avanzati. Venezia così si è via via trasformata negli anni della modernità da città vivace e pulsante, ricca di attività produttive, in una cristallizzata immagine romantica e statica dedita solo al turismo di massa.
Inoltre, la burocrazia e la mancanza di una visione strategica hanno frenato l'innovazione. Mentre altre città europee come Berlino e Londra si sono trasformate in hub tecnologici, Venezia si è cristallizzata nel suo stesso passato. La tecnologia è stata vista per troppo tempo come un elemento alieno, in contrasto con l'eredità storica, e non come una naturale evoluzione.
Eppure, Venezia ha tutto il potenziale per rinascere come faro della transizione digitale. Potrebbe infatti ospitare nelle ex aree produttive dismesse centri di ricerca e sviluppo all'avanguardia, incubatori di startup finalizzati anche a sviluppare soluzioni per la sostenibilità ambientale che si possono ispirare all'abilità dei veneziani di convivere con l'ecosistema lagunare.
Venezia potrebbe diventare un modello di smart city, dove tecnologia e tradizione si integrino armoniosamente. Alcune cose sono state realizzate nella direzione della trasformazione digitale come il DIME lo sportello on-line del Comune di Venezia e il VEGA il Parco Scientifico e Tecnologico di Venezia, ma è necessario insistere a sviluppare attività tecnologicamente avanzate e adeguare i servizi digitali per residenti e turisti.
La Venezia della Serenissima Repubblica di San Marco è stata una città capace di reinventarsi continuamente nel corso della sua storia millenaria. Se Venezia vuole essere fedele a sé stessa deve recuperare quella vocazione all'innovazione e la capacità di adattarsi ai tempi pur restando fedele alla sua; solo così potrà evitare di tradire il suo spirito, di città all'avanguardia, capace di connettersi con il mondo.
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