Angelo Dalle Molle, il sogno pionieristico dell’intelligenza artificiale di Mr. Cynar

Venezia, da secoli culla di menti brillanti e spiriti innovativi, sembra talvolta dimenticare i suoi figli più illustri. Tra questi c’è Angelo Dalle Molle, un nome che non tutti conoscono ma che è tornato, per molte ragioni, ad essere recentemente ricordato da alcuni analisti.
Un nome che incarna l’essenza di una città capace di generare genio e visione. Nato nel 1908 e scomparso nel 2001, Dalle Molle non fu solo un industriale di successo, ma un precursore del futuro e un mecenate. La sua vita, segnata da un’instancabile sete di innovazione e da un profondo spirito filantropico, lo rende una figura unica, capace di anticipare i tempi con una lucidità quasi profetica.
Come Venezia, che prosperava sul commercio di spezie senza mai coltivarle, Dalle Molle ha saputo trasformare l’intuizione in realtà. Partito dal mondo dei liquori – celebre la sua invenzione del Cynar negli anni ’50, oggi sponsor del Venezia FC – ha presto rivolto il suo sguardo oltre l’orizzonte dell’imprenditoria tradizionale.
Negli anni ’70, quando l’intelligenza artificiale era poco più che un sogno da fantascienza, Dalle Molle ne intuì il potenziale rivoluzionario. Con un coraggio visionario, fondò in Svizzera una rete di istituti di ricerca dedicati a temi allora avveniristici: automobili elettriche, linguistica computazionale, semantica e, soprattutto, intelligenza artificiale. La scelta della Svizzera non fu dettata da snobismo, ma dalla necessità di un ambiente fertile, libero dai pregiudizi e dai ritardi che, all’epoca, frenavano l’Italia nel dibattito sull’informatica.
Angelo Dalle Molle, come un mercante veneziano trecentesco, che intuisce la prosperità delle rotte commerciali prima ancora siano istituite, fiuta il futuro; e lo fa con una lucidità che oggi ci può apparire quasi mistica. Vuole che la tecnologia sia al servizio dell’uomo, ben comprendendo il rischio che avvenga l’esatto opposto. Si interessa di mobilità sostenibile, prima ancora che diventasse qualcosa à la page, immagina car sharing, città intelligenti, macchine che “capiscano” il linguaggio; e lo fa senza accademismi, senza aspettare che qualcuno lo richieda, tantomeno il mercato, all’epoca quasi del tutto disinteressato a questi temi, ritenuti utopistici.
La sua storia ci ricorda che Venezia non deve essere solo un museo a cielo aperto, ma una fucina di innovazione e creatività. Eppure, il territorio veneziano rischia di perdere la sua vocazione se non impara a trattenere e valorizzare i propri talenti. Troppo spesso, visionari come Dalle Molle sono stati dimenticati o costretti a cercare altrove le condizioni per esprimere il proprio genio. Se Venezia vuole riaffermare la sua centralità, non solo economica ma anche culturale e umana, deve diventare un luogo che accoglie e sostiene gli innovatori, soprattutto le nuove generazioni.
Angelo Dalle Molle è la prova che il nostro territorio può generare personalità capaci non solo di inseguire i tempi, ma di precederli. Sta a noi, oggi, riscoprire e celebrare queste eccellenze, imparando a riconoscerle e a coltivarle. Solo così Venezia potrà continuare a essere ciò che è sempre stata: un laboratorio dell’impossibile, una città che non si limita a sognare il futuro, ma lo costruisce.
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