La siccità tornerà presto in Veneto: «Si lavori sugli acquedotti»

Cazzaro, Anbi: «Non si può attendere sempre l’emergenza per avviare i lavori». Pichetto Fratin: «Il nostro sistema di raccolta delle acque è vecchio e frazionato»

Il fiume Po in secca, in una fotografia scattata nell’estate di un anno fa. Secondo l’Anbi, dopo le piogge insistenti, la siccità è destinata a tornare
Il fiume Po in secca, in una fotografia scattata nell’estate di un anno fa. Secondo l’Anbi, dopo le piogge insistenti, la siccità è destinata a tornare

«Le risorse finanziarie ci sono, e non sono un problema. Lo hanno detto tutte le istituzioni intervenute all’assemblea, a partire dal ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin (presente insieme al ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, ndr). Ma allora perché è così difficile calarle sui territori?». A interrogarsi è Francesco Cazzaro, presidente veneto di Anbi, l’associazione nazionale bonifiche irrigazioni miglioramenti fondiari, a margine della due giorni di congresso nazionale, a Roma. Un’occasione per parlare di siccità – il grande tema del 2022, ora messo da parte, viste le piogge insistenti delle ultime settimane – e di opere per porre un argine all’emergenza.

«Ma ci troviamo di fronte alla solita questione italiana: per vedere i finanziamenti e avviare i cantieri devono verificarsi situazioni estreme come la siccità o l’alluvione in Romagna, e nominare così un commissario che sburocratizzi la situazione. Dobbiamo costruire le condizioni perché si operi normalmente, in tempi ragionevoli. Noi siamo pronti, ma la politica lo è?» prosegue, polemico, Cazzaro.

Il nodo è la siccità: un fenomeno che, dicono i vertici di Anbi, non è stato spazzato via dalla pioggia di queste settimane. «Siamo ancora in una condizione di deficit idrico, con situazioni difficili nelle falde, che sono il nostro bacino di accumulo naturale sotterraneo e che richiederanno molto tempo per tornare su valori normali» spiega ancora Cazzaro, «La siccità, inoltre, è destinata a tornare, in un quadro generale di cambiamenti climatici».

E gli fa eco Andrea Crestani, direttore di Anbi Veneto: «I consorzi di bonifica sono gli unici enti che fino ad ora hanno portato a cantiere il 100% delle risorse del Pnrr assegnate. Siamo operativi nelle situazioni di emergenza, e l’esempio più recente è dato dall’alluvione in Romagna, ma anche protagonisti nelle progettualità per una gestione sempre più efficiente della risorsa idrica. Abbiamo però bisogno che le istituzioni ci supportino con risorse e tempi certi, perché l’adattamento al cambiamento climatico richiede pianificazione».

Alle sollecitazioni ha risposto il ministro Pichetto Fratin: «Quest’anno abbiamo registrato un aumento medio delle temperature di 1,2 gradi. E questo ha portato a fenomeni come la siccità e l’alluvione in Romagna, che sono due volti della stessa medaglia» sostiene il ministro, «Dovremo imparare a convivere con il cambiamento climatico, cercando le giuste tutele. E quindi costruire le opere per la raccolta delle acque, intervenendo su un sistema acquedottistico vecchio e frazionato in oltre 2.300 mila enti. E poi intervenire con aree di laminazione e altre forme di gestione dell’emergenza, quando piove troppo. Tutte questioni che richiedono tempo. E a cui il Governo sta lavorando, ad esempio con il rafforzamento dell’autorità di bacino».

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