A San Pietro la messa del cardinale Parolin: «Fate tesoro delle lezioni di papa Francesco»

Centocinquantamila ragazzi arrivati a Roma per il Giubileo degli adolescenti. È il segretario di Stato del Vaticano e braccio destro di Bergoglio a raccogliere il testimone per la celebrazione delle funzioni

Edoardo Fioretto
Piazza San Pietro gremita per la messa
Piazza San Pietro gremita per la messa

L’aria di Roma sembrava più densa stamattina, 27 aprile. Una cappa leggera sopra piazza San Pietro, come se il dolore avesse un suo peso specifico, invisibile ma reale. I ragazzi arrivati per il Giubileo degli adolescenti si sono ritrovati a camminare dentro questa atmosfera sospesa, tra la gioia della loro età e il lutto che ha colpito la Chiesa.

Alle 10.30, nella prima messa dei novendiali per papa Francesco, il cardinale Pietro Parolin ha preso la parola. È lui, il segretario di Stato del Vaticano e braccio destro – e fidato – di Bergoglio, a raccogliere il testimone per la celebrazione delle funzioni.

Sotto il cielo terso e davanti a centocinquantamila fedeli, ha intessuto il filo tra il dolore e la speranza, ricordando il Papa scomparso e guardando avanti, verso chi è destinato a raccoglierne l’eredità.

«Il Pastore che il Signore ha donato al suo popolo, papa Francesco, ha terminato la sua vita terrena e ci ha lasciati», ha detto il cardinale, paragonando la tristezza dei fedeli allo smarrimento degli apostoli dopo la morte di Gesù.

Parole che, nella vastità della piazza, sembravano trovare eco nei visi assorti dei ragazzi accorsi da ogni angolo del mondo: dalle Diocesi italiane, dall’Europa, dagli Stati Uniti, dall’America Latina, dall’Africa e dall’Asia.

Nonostante la tristezza, il Giubileo è stato confermato. La festa prevista al Circo Massimo è stata cancellata, ma la celebrazione a San Paolo fuori le Mura si è trasformata in un punto fermo, un ancoraggio di fede. Parolin ha voluto rivolgere ai giovani parole di incoraggiamento: «Di fronte alle tante sfide che siete chiamati ad affrontare – come quella della tecnologia e dell’intelligenza artificiale – non dimenticate mai di alimentare la vostra vita con la vera speranza che ha il volto di Gesù Cristo».

Nella mattina si sarebbe infatti dovuta svolgere la canonizzazione di Carlo Acutis, già ufficiosamente chiamato il “patrono di internet”.

L’evento si è svolto senza criticità, grazie al coordinamento della Protezione civile e delle forze dell’ordine. Una macchina organizzativa imponente, che ha gestito un afflusso superiore alle previsioni, mentre il Centro per la gestione della sicurezza monitorava ogni movimento.

Al centro dell’omelia di Parolin è tornato più volte il tema della misericordia. Papa Francesco, ha ricordato il cardinale, aveva fatto della misericordia il cuore pulsante del suo pontificato.

«Egli ci ha ricordato che “misericordia” è il nome stesso di Dio, e pertanto nessuno può porre un limite al suo amore misericordioso».

Non una semplice emozione da commemorare, ha sottolineato Parolin, ma un programma di vita da portare avanti: «Il nostro affetto per lui non deve restare una semplice emozione del momento; la Sua eredità dobbiamo accoglierla e farla diventare vita vissuta».

Il messaggio è stato chiaro: vivere la misericordia, non solo celebrarla. Aprirsi all’altro, perdonare, costruire ponti invece di scavare fossati o costruire muri.

«Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza», ha ribadito Parolin. Tra i ragazzi, molti hanno ascoltato in silenzio, con solo uno scrosciante applauso alla fine dell’omelia. È stato un momento raro: una piazza immensa capace di diventare una comunità viva, che trattiene il fiato e prega con un unico battito. Ma soprattutto una piazza di giovani.

Il cardinale Parolin ha concluso la sua omelia affidando tutto e tutti alla protezione di Maria, madre della misericordia, tanto amata da papa Francesco.

«Ci affidiamo alla Beata Vergine Maria, a cui Lui era così devotamente legato tanto da scegliere di riposare nella Basilica di Santa Maria Maggiore», ha detto. «Lei ci protegga, interceda per noi, vegli sulla Chiesa, sostenga il cammino dell’umanità nella pace e nella fraternità».

Alla fine la messa si è conclusa con la comunione in piazza San Pietro. La piazza si è svuotata lentamente. Alcuni ragazzi si sono fermati davanti alla Basilica per un’ultima foto, altri si sono seduti sui gradini, sotto il sole cocente di mezzogiorno. Ma non era solo la fine di una funzione: era l’inizio di una promessa, ha osservato un parroco all’uscita dalla piazza coi ragazzi di una parrocchia di Pordenone, quella di non dimenticare.

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