Venezia nel cuore di Francesco: «Questa città ci insegna a remare controcorrente»

Papa Francesco in laguna lo scorso anno, il messaggio a San Marco: «Città che sorge nell’acqua, senza salvaguardia può cessare di esistere»

Eugenio Pendolini
Papa Francesco a San Marco
Papa Francesco a San Marco

Non era stata certo casuale la scelta del carcere femminile della Giudecca, sede del padiglione del Vaticano alla Biennale del 2024, per inaugurare la sua prima visita ufficiale a Venezia.

Un luogo simbolico, a testimoniare l’impegno portato avanti nei suoi anni di pontificato al fianco degli ultimi, degli emarginati. Poi il bagno di folla, prima alla Basilica della Salute e poi in piazza San Marco davanti a migliaia di fedeli in estasi, salutati da vicino a bordo di una speciale papamobile. Infine, una visita veloce ai mosaici della Basilica, con la sua carrozzina a celare il passo malfermo e gli acciacchi dell’età, già evidenti e comunque mai nascosti al mondo. Il rapporto tra Papa Francesco e Venezia è indissolubilmente legato alla visita del 28 aprile del 2024.

Cinque ore in tutto, un compendio del suo pontificato all’insegna dell’impegno. Una giornata “indimenticabile”, come l’aveva definita il Patriarca Francesco Moraglia.

Una toccata e fuga iniziata alle 8 di mattina, dopo un viaggio in elicottero durato circa un’ora e mezza dal Vaticano. Prima tappa nel carcere femminile della Giudecca che ospitava il Padiglione della Santa Sede per la Biennale prende il via la visita a Venezia.

In carcere 

«Oggi tutti usciremo più ricchi da questo cortile – forse chi uscirà più ricco sarò io – e il bene che ci scambieremo sarà prezioso», le parole pronunciate davanti alle detenute.

Bergoglio aveva colto l’occasione per lanciare un appello sul tema carceri: la prigione, erano state le sue parole, «è una realtà dura, e problemi come il sovraffollamento, la carenza di strutture e di risorse, gli episodi di violenza, vi generano tanta sofferenza». Il Papa aveva così invitato a «non togliere la dignità a nessuno», prima di entrare nel padiglione del Vaticano per la 60esima Biennale Arte, allestito all’interno della chiesa di Santa Maria Maddalena delle Convertite, insieme al cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, e commissario del padiglione.

Alla Basilica della Salute 

Lasciata l’isola della Giudecca, Bergoglio era salito a bordo di un motoscafo della Guardia di Finanza, in direzione della Basilica della Salute. Ad attenderlo oltre 1. 500 ragazzi e ragazze provenienti dalle diocesi del Triveneto. Un incontro fortemente voluto dal Santo Padre per sferzare i giovani e invitarli a non chiudersi al mondo e a non rintanarsi nell’abuso dei social network. Bergoglio aveva voluto sottolineare l’importanza di due verbi: «Alzarsi e andare».

Alzarsi «per stare in piedi di fronte alla vita, non seduti sul divano. Alzarsi per dire “Eccomi!” al Signore, che crede in noi. Alzarsi per accogliere il dono che siamo, per riconoscere, prima di ogni altra cosa, che siamo preziosi e insostituibili. Non è autostima, è realtà. Per Dio non sei un profilo digitale, ma un figlio, che ha un Padre nei cieli e che dunque è figlio del cielo.

Eppure spesso ci si trova a lottare contro una forza di gravità negativa che butta giù, un’inerzia opprimente che vuole farci vedere tutto grigio. Per questo vi dico: non isolatevi, cercate gli altri, fate esperienza di Dio assieme, seguite cammini di gruppo senza stancarvi». Nelle sue parole, un tentativo di sferzare i giovani ad abbattere muri: «Lascia il cellulare e incontra le persone! Il cellulare è molto utile per comunicare ma state attenti quando il cellulare ti impedisce di incontrare le persone. Un abbraccio, un bacio, una stretta di mano, le persone».

Davanti ai giovani delle diocesi del Triveneto, non era mancato un primo riferimento alla delicatezza di Venezia e alla sua unicità, metafora per le nuove generazioni della necessità di andare controcorrente e di non avere paura di fronte a scelte importanti: «Proprio Venezia ci dice che solo remando con costanza si va lontano». Poco dopo, Bergoglio aveva ricevuto un dono speciale: una forcola realizzata dal maestro d’ascia Matteo Tamassia.

«Se voi siete cittadini veneziani», aveva poi continuato rivolto ai giovani, «imparate a remare con costanza per andare lontano. Certo, per remare occorre regolarità; ma la costanza premia, anche se costa fatica. Dunque, ragazzi, questo è alzarsi: lasciarsi prendere per mano da Dio per camminare insieme».

In piazza San Marco 

Infine, l’ultima tappa della sua visita a Venezia nella cornice di piazza San Marco, davanti a 10. 500 fedeli, con l’omelia dal palco posizionato sotto l’Ala Napoleonica. Parole toccanti, con una dedica alla città di Venezia che è un «tutt’uno con le acque su cui sorge, e senza la cura e la salvaguardia di questo scenario naturale potrebbe perfino cessare di esistere».

Terminata la celebrazione e alla fine di una veloce visita alla Basilica, l’incontro con alcune monache e operatrici della Croce Rosse. A loro un’unica richiesta: «Per favore, pregate per me».

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