Papa Francesco e i 200 euro al senzatetto di Marghera: «Resterà sempre in noi»

Nel 2019 a Roma il “selfie”, inatteso, a sostegno dei migranti: «Nel 2017 inviò 200 euro ad un nostro senza tetto ospite delle colazioni della parrocchia. Le sue parole sono in noi»

Mitia Chiarin
Con la spilla di Apriamo i Porti
Con la spilla di Apriamo i Porti

Quel selfie con il Papa è rimasto ricordo, indelebile, per don Nandino Capovilla, vulcanico parroco della chiesa della Cita, multietnico e popolare complesso di abitazioni di Marghera.

E ieri nella messa del lunedì di Pasqua, nella chiesa parrocchiale della Resurrezione, tutti hanno ricordato le parole e le azioni del Pontefice. E i ricordi prendono il sopravvento.

«Ricordo perfettamente quando nel 2019 gli ho consegnato, durante un convegno a Roma, la spilla della campagna “Apriamo i porti”» dice don Capovilla, visibilmente rattristato per la morte del pontefice.

Nel febbraio di sei anni fa, durante un incontro al Sacrofano sulle migrazioni, il sacerdote veneziano si era ritrovato di fronte il Papa. «Ha visto la spilletta che tenevo in mano e gliene ho spiegato il significato» raccontò in quella occasione don Nandino. «Così Francesco l’ha presa e si è fatto scattare una foto tenendola in mano». La spilla riportava lo slogan “Apriamo i porti!”.

Al pontefice, raccontò ancora il sacerdote in quella occasione, «la spilla deve essere piaciuta perché ha chiesto di tenere per sé quella con cui ci ha regalato l’emozione di questa foto». E sei anni dopo l’emozione è la stessa. Don Capovilla è rimasto colpito dal dialogo con il Pontefice, il gesuita che sapeva parlare a tutti. «Papa Francesco aveva anche mandato un assegno per un nostro povero, quelli che frequentano le colazioni della nostra parrocchia, che chiedeva aiuto».

Il fatto risale a due anni prima dell’incontro sulle migrazioni e della foto assieme che ha fatto storia. Era il 2017 e il pontefice fece pervenire via lettera 200 euro al signor Mohammed, un senza tetto della parrocchia della Cita che aveva scritto al Pontefice raccontando la sua difficile vita, senza lavoro e senza casa, con una famiglia da sfamare.

Don Nandino ribadisce la sua totale vicinanza al Santo Padre venuto a mancare. «Papa Francesco è conosciuto da tutti per la sua capacità di cura per le persone, per l’attenzione ai singoli come alle grandi questioni. Aveva un grande spessore, fatto di umanità ed empatia profonda».

Il sacerdote di Marghera evidenzia anche l’impegno del pontefice per la fraternità interreligiosa. Tema su cui a Marghera l’impegno è quotidiano, anche su sua ispirazione.

«Mi stanno scrivendo in queste ore tanti musulmani per testimoniarci vicinanza e cordoglio per la morte di Papa Francesco. Le sue parole sulla fraternità universale le ricordiamo tutti. Pensava ai poveri e ai diversi, per lui erano il profumo e la vera espressione del Vangelo. E dalla sua enciclica “Laudato sì” prende il nome il movimento internazionale dei circoli, nati nelle Diocesi italiane. Marghera ha subito risposto al grido della terra e al grido dei più poveri».

Il messaggio di Papa Bergoglio non verrà dimenticato, spiega il parroco veneziano che ha da poco dato alle stampe un nuovo libro dedicato all’inferno di Gaza. «Continueremo ad essere le sue mani, le sue parole di denuncia, la sua passione per l’umanità», promette Capovilla, dopo una partecipata, e addolorata, celebrazione della messa con tanti parrocchiani.

«Dopo la messa, ricordandolo, ho parlato con la gente. E molti si sono confidati spiegando che ora si sentono molto soli senza il Pontefice. Ma ne sono sicuro: quello che ha seminato il Papa rimarrà, a partire dalla fraternità. Resterà in noi quello che ha seminato con parole e i gesti».

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