Cacciari: «Francesco si è battuto per cambiare la Chiesa. Sarà un conclave drammatico»
Il filosofo sul pontificato di Bergoglio: «Nella scelta del nome la spinta rivoluzionaria. Il suo papato ha segnato una discontinuità epocale: si è messo dalla parte degli ultimi, dei poveri, dei carcerati»

«Un grande Papa, è stato un grande Papa. Che ha avviato una profonda riforma della chiesa e si è sempre battuto per la pace. Adesso tutto è più difficile. Credo che il prossimo sarà un conclave drammatico».
Massimo Cacciari, filosofo, ex sindaco di Venezia, scuote la testa. La morte di Francesco, scandisce, avrà conseguenze per il mondo intero. E seguire la sua strada non sarà facile.
«Non è un bel segno» dice Cacciari con un sorriso amaro, «nei giorni della Resurrezione di Cristo se ne va un Papa che cercava che gli uomini non dico risorgessero, ma almeno smettessero di ammazzarsi».
Una perdita grande per la Chiesa e per il mondo intero. Perché professor Cacciari?
«Il suo papato ha segnato una discontinuità epocale rispetto ai suoi predecessori. Tutti, anche se a diverso titolo, radicati nelle tragedie europee del Novecento. Tutti uomini di studio e di dottrina. Ma soprattutto “europei”. Lui invece veniva dalla fine del mondo come aveva detto egli stesso, e subito si era messo vicino agli ultimi. I poveri, i carcerati, i bambini, i malati».
L’elezione di Francesco aveva segnato 12 anni fa una grande svolta nella storia della Chiesa.
«La scelta di fare papa uno che veniva da così lontano è stata illuminante. E poi la sua scelta, una volta eletto, di chiamarsi proprio così, Francesco».
In che senso?
«Quel nome ha assunto un segno apocalittico. Francesco è un segno divino, come lo sono le sue stimmate. La Chiesa poi lo ha accolto al suo interno per contenerne la grande spinta rivoluzionaria».
E il papa ne ha ripreso il messaggio.
«Con un disegno di riforma radicale della Chiesa. Come lo possiamo vedere nei quadri di Giotto, dove San Francesco sorregge il Laterano, cioè la Chiesa, salvandola dal crollo».
Francesco ha fatto della vita francescana una missione.
«Fin dall’inizio ci ha dato segnali forti di attenzione alla povertà, a volte anche con toni forse un po’ populistici. Ma il senso teologico è chiaro: la Chiesa va rifondata su principi di povertà e incorruttibilità».
Papa Francesco era un Gesuita.
«Infatti. E dopo San Francesco di Assisi, il suo grande punto di riferimento era Sant’Ignazio di Loyola. Senza i Gesuiti la Riforma protestante avrebbe dilagato cinque secoli fa nell’Europa Centrale. Ignazio è un altro grande santo di segno divino. Il Papa ha indicato con grande chiarezza che la Chiesa sta passando oggi un periodo di crisi analogo, e occorre una riforma radicale delle sue strutture, ma anche della mente di tutti i religiosi».
C’è in parte riuscito
«Sì, in parte. Papa Francesco ha denunciato nei fatti la fine di ogni centralità europea, non solo politica, ma anche culturale e teologica».
La sua riforma ha incontrato resistenze.
«Altroché…! Opposizioni fortissime, a volte espresse apertamente, a volte subdolamente. Per questo adesso continuare la sua opera non sarà facile. Vedo molti ostacoli a proseguire quel cammino».
Poche ore fa, il giorno di Pasqua, le sue ultime parole sono state per la pace nel mondo e la condanna dei massacri dei palestinesi a Gaza.
«Era forse l’unica persona a contrastare il delirio armamentario e guerrafondaio di chi vuole andare in guerra a tutti i costi e comprare armi. Anche qui sarà difficile proseguire la sua missione e continuare il suo lavoro in favore della pace. Forse non era la pace di Gesù Cristo ma almeno quella di una politica seria che riprenda la sua funzione. Ci sono resistenze a quella posizione, anche all’interno della Chiesa».
La domanda che ci facciamo tutti: cosa succederà adesso?
«Chiaro che si tratta di una perdita grande per la Chiesa e per il mondo intero. Viene meno una voce di ragionevolezza. Una delle poche dotate di grande autorevolezza anche per i laici. Ripeto, io credo che il prossimo sarà un conclave drammatico. E non so se si riuscirà a continuare quella politica».
Francesco ha nominato molti cardinali a lui fedeli. La maggioranza dovrebbe essere riformatrice.
«Bisogna vedere se basterà. Ci sono in lizza nomi eccellenti, come il cardinale portoghese Mendoza e il cardinale Zuppi. Ma ci sono anche i vescovi americani. E il Sud del Mondo, gli africani. In ogni caso, vedo molto difficile l’elezione di un papa italiano o europeo».
L’opera riformatrice della Chiesa avviata da Francesco sarà dunque difficile.?
«La possibilità che si riprenda la riforma nel segno di Francesco non è per nulla semplice. Vedremo nelle prossimo ore cosa succederà».
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