"Venezia uccisa dai turisti" L'attacco del National Geographic
Ventuno milioni di visitatori, che passando "consumano" la Serenissima. Altro che il problema dell'acqua alta. "Quelle di Venezia siano ferite auto inflitte, frutto della brama di spremere al turista fino all'ultimo yen, dollaro o euro". Così Cathy Newman, giornalista del National Geographic e vincitrice del Premio giornalistico dell'Istituto veneto di Scienze, Lettere e Arti
La cerimonia di premiazione e a sinistra Katy Newman
VENEZIA.
Venezia muore di turismo. Muore lentamente e inesorabilmente dei 21 milioni di visitatori che ogni anno calano in laguna, consumano i masegni di Piazza San Marco, alitano in faccia ai mosaici della Basilica, comprano una maschera, mangiano un panino, buttano una lattina per terra e - grazie dello spettacolo - se ne vanno.
A puntare il dito, la penna e l'amarezza contro quella che una volta era la prima industria della città e ora è la sua rovina è Cathy Newman, giornalista del «National Geographic» e vincitrice della terza edizione del Premio giornalistico dell'Istituto veneto di Scienze Lettere e Arti consegnato ieri mattina a Palazzo Franchetti.
La Newman si è aggiudicata il riconoscimento per un articolo lucido e malinconico apparso sulla rivista nell'agosto dell'anno scorso che avrebbe dovuto - o dovrebbe - far impallidire gli amministratori. Di certo non fece piacere all'allora sindaco Massimo Cacciari perché la città ne uscì a pezzi a cominciare dal titolo del servizio, «Vanishing Venice», letteralmente «Venezia evanescente», tradotto «Venezia, l'assedio» e introdotto da una fotografia a doppia di pagina di Piazza San Marco che gronda turisti come un alveare.
Per scriverlo, la Newman passò diverso tempo in città, parlò con parecchie persone, osservò molto, ascoltò tutto e se ne tornò negli Stati Uniti un tantino sconcertata su come era stato possibile far scivolare la città più bella del mondo in un contenitore architettonicamente meraviglioso ma semivuoto di abitanti, di negozi, di artigiani, di anima e quindi di vita.
La giornalista arriva al nocciolo della questione alla terza riga. «Da secoli Venezia minaccia di sparire sotto le onde dell'acqua alta ma questo è probabilmente l'ultimo dei suoi problemi». Perché il primo dei suoi problemi, quello di cui tutti parlano e nessuno affronta, è l'invasione di turisti. «C'è chi dice che quelle di Venezia siano ferite auto inflitte, frutto della brama di spremere al turista fino all'ultimo yen, dollaro o euro che sia» scrive la Newman e ricorda due numeri: 60 mila gli abitanti, 21 milioni i turisti.
Anche ieri mattina a Palazzo Francehtti - presenti il presidente dell'Istituto Veneto Gianantonio Danieli, Gherardo Ortalli di Italia Nostra e il presidente della stampa estera in Italia Maarten Van Aalderen - la giornalista americana ha sottolineato la peculiarità di Venezia e dell'essere veneziani che «comprensibilmente, significa avere un complesso di superiorità». «Il veneziano è spesso cinico - ha detto la Newman - Un giorno chiesi a una nobildonna chi sarebbe stato l'ultimo veneziano se fossero rimasti solo i turisti e lei rispose che non lo sapeva ma che di sicuro si sarebbe fatto pagare bene».
Ad ascoltarla, in sala, meno veneziani di quanti meritasse l'evento e, tra i non molti, Franca Coin, l'ex assessore al Turismo Augusto Salvadori e Tiziano Scarpa, che ha ricevuto una menzione per l'articolo «Com'è pazza Venezia» uscito l'anno scorso sull'«Espresso».
La Newman non fa sconti a nessuno elencando i negozi che hanno chiuso, stigmatizzando il business dei matrimoni (il triplo di quelli dei residenti), definendo il Carnevale «un delirio commerciale». «Nel frattempo i progetti per salvaguardare la città compaiono e scompaiono con la regolarità delle maree - scrive ancora - La posta in gioco però è altissima: il turismo a Venezia genera ogni anno entrate per un miliardo e mezzo di euro. Ma a volte svaniscono anche le città».
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