VENEZIA Sgarbi si insedia in laguna e conquista il palazzo del vicerè

Mille idee tutte insieme: il nome cambiato, la ricerca degli sponsor, la nuova Accademia. "Voglio il confronto tra arte antica e contemporanea"
Vittorio Sgarbi
Vittorio Sgarbi
La «conquista» del Palazzo Reale è il cambio del nome alla sua soprintendenza. Sono i primi atti di Vittorio Sgarbi, che si è insediato ieri in laguna, come nuovo soprintendente del polo museale veneziano. Nella prima giornata, una visita a tappeto a tutti i musei statali e in particolare, accompagnato dalla soprintendente ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia Renata Codello, al cantiere delle Grandi Gallerie dell’Accademia, che apriranno nel giugno del 2011, con la Biennale Arte.


Sgarbi si trasferirà in laguna dal 21 giugno, ma intanto ha già deciso di occupare con la sua Soprintendenza, allargandola, le sale dell’ex Palazzo Reale napoleonico, sopra le Procuratìe Nuove, lasciate libere dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali e architettonici del Veneto Orientale e ora in stato di abbandono. «E’ un delitto che ambienti di questa qualità - ha spiegato Sgarbi - siano lasciati in stato di abbandono, per cui le recuperemo a nostre spese, a fianco della parte dell’ex Palazzo Reale che sarà invece recuperata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, per l’allargamento del Museo Correr. Mi auguro che con i Musei Civici e in particolare con il presidente della Fondazione David Landau, che conosco da molti anni, si possa collaborare, anche per la creazione di quel sistema di biglettazione unica per i musei veneziani che auspico e condivido».


Un critico d’arte come Achille Bonito Oliva, legato a Sgarbi da una cordiale inimicizia, gli ha già fatto pervenire un consiglio, dopo la doppia nomina veneziana come soprintendente al polo museale e commissario del padiglione dell’arte italiana alla Biennale Arti Visive del prossimo anno. Il consiglio è: «Accettare di fare il campione di polo (museale) e dimettersi dalla Biennale». Sgarbi - che per ora non pensa di dimettersi neppure da sindaco della cittadina siciliana di Salemi, né da direttore artistico del Festival di Spoleto - certamente non lo seguirà, ma la parola «polo» non piace neanche a lui e per questo ha già cambiato nome alla sua Soprintendenza.


«Da sottosegretario ai Beni Culturali - spiega - ho contribuito a suo tempo alla creazione dei poli museali, ma per quello di Venezia questa dicitura non è accettabile. Per questo ho già deciso che sarò il soprintendente per i Musei e le Gallerie Statali della Città di Venezia. Soprintendenza, un nome che sarebbe piaciuto anche a un grande sovrintendente veneziano come Francesco Valcanover, a cui dedicherò un omaggio».


Come quello che unirà - nelle grandi Gallerie dell’Accademia - Paolo Veronese, lo scrittore e editore Neri Pozza e il regista britannico Peter Greenaway, che con Sgarbi ha già curato a Milano l’animazione “luminosa” dell’Ultima Cena di Leonardo. «Questa volta - spiega - la farà di fronte alla Cena in Casa Levi di Veronese, dipinto per il quale il pittore fu accusato di eresia di fronte al Sant’Uffizio. Sarà così anche un omaggio postumo allo scrittore ed editore Neri Pozza che scrisse il suo primo libro sul Processo per eresia di Veronese e di cui si ascolteranno le parole durante la performance. Chi la pagherà? Troverò uno sponsor». E il problemi dei fondi per la sua Soprintendenza è uno dei primi punti che intende affrontare. «Ho molte idee, anche di mostre - spiega - ma so che i soldi sono pochi. Devo capire di quanto disporre e poi, certo, cercherò anche finanziamenti privati».


Non si scandalizza per le maxipubblicità che ormai invadono l’area marciana e il resto di Venezia. «Capisco che in questo momento, vista la mancanza di fondi, siano necessarie e la contaminazione non mi spaventa - osserva ancora - l’importante è che siano temporanee e destinate a passare. Anche il Ragazzo con la rana di Charles Ray in Punta della Dogana non mi disturba, anche se so che molti a Venezia polemizzano per la permanenza di questa scultura esterna. Mi scandalizza molto di più la grande macchina sportiva, installazione “parcheggiata” di fronte a Palazzo Grassi, che in una città come Venezia, priva di auto, è solo una banale e grossolana provocazione artistica».


L’altro “pallino” è il confronto tra arte antica e contemporanea che vuole portare alla Biennale del prossimo anno. «Penso, ad esempio, ad un’opera del Tiziano tardo esposta al padiglione italiano dell’Arsenale e a un dipinto di Anselm Kiefer alle Gallerie dell’Accademia. Ma penso anche a un omaggio a un artista come Balthus, il più “antico” tra i contemporanei, o a David Hockney. Ma voglio trovare anche i fondi che mancano per sistemare l’ala storica delle Gallerie dell’Accademia, con gli allestimenti di Carlo Scarpa».

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