Venezia, Mingardi rompe con Cacciari e va col centrodestra

Il sindaco Massimo Cacciari: "Gli auguro di potersi sentire tranquillo con la propria coscienza". La replica di Renato Brunetta: "Mingardi è un uomo libero come la maggioranza dei cittadini veneziani"
Enrico Mingardi
Enrico Mingardi
VENEZIA.
Forse ha preso troppo alla lettera il suo incarico di assessore alla Mobilità. Fatto sta che lasciando di stucco sindaco e colleghi di giunta, Enrico Mingardi, da cinque anni braccio destro del sindaco Cacciari sui temi dei Trasporti, ha preso armi e bagagli ed è «passato dall’altra parte». Ieri mattina si è dimesso dal suo partito, il Pd, e anche dalla giunta dopo un violento diverbio con lo stesso Cacciari che gli ha poi ritirato le deleghe.


Adesso sosterrà la candidatura a sindaco di Renato Brunetta facendo campagna elettorale per lui, e con ogni probabilità farà parte della sua lista civica. Duro il commento del sindaco. «Senza alcun minimo preavviso, senza aver ritenuto in alcun modo di dovermene preventivamente parlare», commenta Cacciari, «Mingardi ha dichiarato di voler partecipare alla prossima campagna elettorale a sostegno di Brunetta. Tutti sanno con quanto impegno io abbia sempre sostenuto il lavoro di Mingardi e quanto i suoi successi si debbano al mio costante sostegno, fino all’approvazione del Piano della mobilità e all’inaugurazione del tram di Mestre, che ha sempre visto la fiera opposizione degli attuali alleati di Mingardi, Pdl e Lega. Auguro a Mingardi di potersi sentire tranquillo con la propria coscienza». Pronta la replica di Brunetta: «Mingardi è un uomo libero come la maggioranza dei cittadini veneziani. E’ una bellissima sorpresa l’appoggio di Mingardi, guardo avanti e chi condivide il mio programma è bene accetto».


La rottura era nell’aria da tempo, ma ieri la situazione è precipitata. Cacciari era a Mestre per la conferenza stampa sul Pat. Un breve e acceso colloquio, e la rottura è stata ufficializzata. Un brutto colpo per la giunta, più ancora che per i consensi che l’ex assessore potrà spostare. Mingardi, ex delfino di Ugo Bergamo negli anni Novanta - e da lui nominato presidente di Actv non ancora trentenne - grande sostenitore della sublagunare, se l’era un po’ presa per la mancata nomina a direttore dell’Actv. Al suo posto Cacciari aveva riconfermato il direttore uscente Maurizio Castagna. Attriti anche con il vicesindaco Michele Mognato e l’ala ex Ds del Pd. Qualche giorno fa Mingardi si era incontrato con Mognato, chiedendo «garanzie» sul suo futuro che non erano arrivate. Ieri la rottura. Non sarà facile per Mingardi spiegare le ragioni del salto. Anche se lui si definisce «un tecnico».


Esultano nel centrodestra. «E’ un segnale per noi molto importante», gongola il coordinatore Pdl Alessandro Danesin. Anche perché si dice che la campagna acquisti sia soltanto all’inizio. La frenetica attività di Brunetta con le categorie economiche e i rappresentanti «moderati» del controsinistra sta già aprendo qualche crepa. Gli aiuti promessi da ministro hanno fatto già schierare il segretario della Cgia veneziana Gianni De Checchi. Ma per molti altri «centristi» la caccia è aperta. Scricchiola in queste ore anche l’alleanza con Giampaolo Pighin e con la sua civica mestrina.


«A molti dell’Udc che in queste ore ci chiedono abbiamo detto di no, dicono con un po’ di sarcasmo i portavoce di Brunetta. Segnali di inquietudine che coinvolgono molti ex psi ed ex dc. «Ma io non prometto poltrone», taglia corto il candidato sindaco Giorgio Orsoni, «non do garanzie di posti, mi dispiace. Questa forse è la differenza con i miei avversari».

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