La Soprintendenza di Venezia: keybox fuori regola. Ma la segnalazione è rimasta inascoltata

Il caso al centro di un’interrogazione del consigliere Martini. E la ministra Santanchè apre ai comitati: «Vengano a parlarmi»

Maria Ducoli
Una keybox a Venezia
Una keybox a Venezia

Non si placa la polemica sulle le keybox, le cassettine per le chiavi utilizzate per gli affitti brevi. Dopo il blitz degli adesivi, un’incursione notturna dei collettivi in difesa della residenzialità in cinque città tra cui Venezia, interviene anche la ministra al turismo, Daniela Santanché che, in un’intervista al Tirreno, ha invitato i comitati ad andarla a trovare a Roma.

Venezia, blitz anti affitti brevi: nastro adesivo e stickers sulle keybox
Gli adesivi incollati sulle keybox a Venezia

Il caso a Roma

«Se hanno idee migliori di quelle che abbiamo avuto noi, io sono pronta a confrontarmi. Li invito». La ministra si è detta stupita della protesta dei giorni scorsi, dal momento in cui gli affitti brevi non sono una novità e «Noi siamo il primo governo ad aver fatto un regolamento. Ma qualcuno dimentica che la proprietà privata è sacra. Qui bisogna tenere insieme due pilastri: la proprietà privata e l'emersione della concorrenza sleale e del sommerso».

Rispetto all’eliminazione delle keybox, Santanché ha lasciato diverse strade aperte: «Vediamo se la tecnologia ci viene incontro, se si può fare qualcosa di diverso. Perché anche secondo me, obiettivamente, queste keybox non sono la migliore delle soluzioni. Individuiamone altre».

Chi invece non è rimasto stupito delle proteste contro le locazioni turistiche e crede che le cassettine per le chiavi vadano eliminate al più presto è il consigliere Giovanni Andrea Martini (Tutta la città insieme).

Da sempre in prima linea per le questioni legate al diritto alla casa e alla lotta allo spopolamento della città, Martini rinfresca la memoria a tutti, ricordando che un anno fa, in risposta a una sua lettera-denuncia alla Soprintendenza, l’ente stesso aveva definito illegali le keybox, in quanto prive di autorizzazione paesaggistica e non inserite nel regolamento comunale.

«È lo stesso soprintendente Magani che invia al Comune la richiesta di intervenire su un fenomeno che deturpa la città» fa presente Martini, «Cosa ha fatto il Comune per applicare quanto la Sovrintendenza dichiara e chiede? Nulla. È un comportamento consentito? O un intervento è, nel rispetto delle normative, obbligatorio? Assolutamente risibili le giustificazioni delle associazioni del locatari secondo cui le cassettine esterne sono utili perché può succedere che si dimentichino le chiavi di casa. Questo significa che tutti dovremmo o potremmo piazzare una cassettina fuori delle nostre porte in modo da addobbare la nostra città come un albero di Natale di cassettine».

Deturpano il paesaggio 

Il consigliere, a tal proposito, si chiede dove siano finiti tutti quei cittadini che si indignavano per i lucchetti sui ponti e che applaudivano alle tranciatrici: il principio, spiega, è esattamente lo stesso.

Perché i lucchetti no, erano una deturpazione se non addirittura uno sfregio alla città e alla sua immagine, mentre le keybox vanno bene? In fondo, entrambi non sono previsti da regolamento e la Soprintendenza è stata chiara nel dare un parere negativo sulle cassettine per le chiavi delle locazioni turistiche, sollevando la motivazione paesaggistica che è andata a unirsi all’altra, ben più nota, legata alla sicurezza pubblica. L’istanza portata avanti anche dai collettivi, infatti, riguarda proprio la mancanza di sicurezza del check in fai da te dei turisti, in cui nessuno controlla loro la carta d’identità, cosa che rende difficile per i proprietari, ma anche per la Questura stessa, sapere chi soggiorna a Venezia.

Martini promette di continuare a battersi per la questione della legittimità o meno delle keybox a Venezia e, a tal proposito, ha depositato un’interrogazione per chiedere al Comune come mai non sia ancora intervenuto, nonostante il parere della Soprintendenza sia chiaro. «Intanto rimaniamo sicuramente colpiti dall’arroganza e dal disprezzo con cui chi specula sulla città si ritiene anche giustificato nel deturparla» conclude il consigliere.

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