Venezia Immersive 2023, ecco la chiave per entrare in un’infinità di mondi
È una traversata di pochi minuti: la striscia d’acqua che separa Riva di Corinto dall’Isola del Lazzaretto Vecchio sembra, però, spalancare, anno dopo anno, un varco spazio-temporale che proietta nel futuro, in una dimensione in cui il cinema diventa esperienza sensoriale completa e avvolgente.
“Venezia Immersive 2023” si conferma un appuntamento unico nel panorama dei festival internazionali: anche quest’anno, il programma della Mostra del Cinema è stato completato da una ricchissima selezione interamente dedicata ai media immersivi: video a 360°, installazioni, live performance, incursioni in una realtà aumentata sempre più potente in cui quello che tocchi non esiste.
Eppure, è lì quando, armati di visori e controller, si prova ad allungare la mano per afferrare un oggetto, a muovere i passi in spazi così fittizi eppure così autentici. Sono 28 i progetti in Concorso, 10 quelli Fuori concorso, 6 i progetti di Biennale College Cinema e, infine, 24 mondi selezionati nella Worlds Gallery, un vero e proprio “pacchetto” di metaverso (tema ormai molto frequentato anche dal cinema “tradizionale”), in cui gli utenti interagiscono tra di loro in mondi virtuali sotto forma di “avatar” su una piattaforma dedicata.
“L’isola che c’è” (almeno per dodici giorni all’anno) si staglia, ancora, come la frontiera dell’impossibile che diventa possibile, la porta di ingresso di un cinema che migra in territori fantastici che le parole non riescono nemmeno a contenere.
Come quando lo spettatore, in “The Imaginary Friend” diventa l’amico immaginario di un bambino rimasto orfano di madre. Insieme a lui, si combattono mostri occhiuti che popolano gli incubi infantili, ci si libra in volo con le braccia che diventano ali da agitare per salire in cielo, si incontrano altri amici immaginari disperati perché i loro bambini li hanno abbandonati su pressione di adulti preoccupati da una fantasia troppo spiccata.
Sono esperienze che coinvolgono la vista, il tatto, l’udito. Ma non solo. In “Floating With Spirits” si sente persino il profumo dei fiori (posati sul pavimento dell’installazione) quando, tra le mistiche montagne del Messico, si entra a far parte della tradizione dei Giorno dei Morti, circondati dalle candele e dalle storie di chi non c’è più.
E poi, ancora, l’immersione conduce alle profondità marine di “Oneroom-Babel”, in case e torri di corallo o in una città del futuro, nel 2047, in compagnia di un cane robot che si aggira per le strade finendo per desiderare un cuore e delle emozioni.
Le stesse che suscita un’altra singolare esperienza: quella di “Frequency” in cui la protagonista Anne (un personaggio di carta come quelli disegnati e ritagliati da un bambino), ci invita a trovare la nostra “frequenza”, ovvero il nostro scopo nella vita. Il suo è quello di dipingere ma le vibrazioni sono infinite e con un pennarello giallo lo spettatore può, da ultimo, descrivere il proprio stato d’animo che si fa immagine e colore.
“Venezia Immersive” è anche un modo, forse l’unico, per condividere esperienze traumatiche, come quella, autentica, di Dan Layani, un soldato che ha perso la vista in guerra. Con “Spots of Light” si vive davvero quell’oscurità, poi il miracolo (effimero) della luce quando viene sottoposto ad un intervento chirurgico che gli consente di vedere per la prima volta i quattro figli nel frattempo avuti dalla donna che ha sposato e, infine, di nuovo una oscurità, ora, però, consapevole e felice di aver assaporato, anche se per poco, le immagini della vita.
Tutto questo è Venezia Immersive: la chiave per entrare in una infinità di mondi.
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