Venezia e provincia nuovi punti d’arrivo della rotta balcanica

L’instabilità della Libia e i muri in Ungheria e Macedonia spingono i profughi a raggiungere l’Europa dalla Grecia
Di Carlo Mion
FILE - In this Saturday, Sept. 26, 2015 file photo, a group of migrants, seen through razor wire, crosses a border from Croatia near the village of Zakany, Hungary. Together, Hungary and the Czech Republic took in just around 1,000 asylum-seekers last year. Still, rallying cries against migration have dominated the debates ahead of upcoming ballots in the two Central European countries. Hungary is holding a government-sponsored referendum on Oct. 2 2016, seeking political support for the rejection of any future mandatory EU quotas to accept refugees. (ANSA/AP Photo/Petr David Josek, file) [CopyrightNotice: Copyright 2016 The Associated Press. All rights reserved.]
FILE - In this Saturday, Sept. 26, 2015 file photo, a group of migrants, seen through razor wire, crosses a border from Croatia near the village of Zakany, Hungary. Together, Hungary and the Czech Republic took in just around 1,000 asylum-seekers last year. Still, rallying cries against migration have dominated the debates ahead of upcoming ballots in the two Central European countries. Hungary is holding a government-sponsored referendum on Oct. 2 2016, seeking political support for the rejection of any future mandatory EU quotas to accept refugees. (ANSA/AP Photo/Petr David Josek, file) [CopyrightNotice: Copyright 2016 The Associated Press. All rights reserved.]

MESTRE. Venezia e la sua provincia tornano ad essere punto di arrivo o di transito per i migranti che decidono di raggiungere l’Europa, attraverso i porti della Grecia oppure la rotta balcanica. Afghani al porto di Marghera dentro i container trasportati dai traghetti, mediorientali alla stazione di Portogruaro dove fermano treni merci provenienti dalla Serbia.

Il flusso è ripreso da qualche mese, da quando la rotta balcanica è diventata la via principale scelta dai migranti colpa i muri e il filo spinato eretti attorno a Ungheria e Macedonia e da quando è più difficile per i mediorientali raggiungere la Libia.

Da almeno due anni la rotta del Mediterraneo centrale che dal nord Africa porta in Italia ha smesso di essere la tratta più utilizzata dei migranti per entrare in Europa. La scelta di attraversare i Balcani, lungo la rotta che un tempo, nemmeno lontano, è stata usata anche dalle organizzazioni che controllavano il traffico di sigarette di contrabbando e continuano a controllare quello della droga, è dovuta soprattutto all’instabilità della Libia. Dalle coste della Turchia arrivano in Grecia e la maggior parte di loro prosegue il viaggio verso l’Europa centrale e settentrionale. I migranti hanno cominciato a percorrere la rotta dei Balcani occidentali in maniera massiccia a partire dal 2012. All’epoca, erano soprattutto di origine balcanica perché in quell’anno fu introdotto un sistema che permetteva agli abitanti di Serbia, Bosnia, Albania, Montenegro e Macedonia di entrare nell’UE senza bisogno di ottenere un visto.

Ora di questo flusso continuo si ha notizia periodicamente quando i migranti restano bloccati nelle periferie di qualche città macedone o serba, oppure vengono scoperti i loro cadaveri in camion in Germania o Austria. La rotta dei Balcani comincia con lo sbarco nelle isole greche usando barche di fortuna partite dalle coste della Turchia. I migranti si muovono poi verso il confine della Grecia con la Macedonia, oppure si dirigono ai porti dell’Adriatico come Patrasso o Igoumenitza. Quest’ultima direzione è scelta soprattutto da curdi e afghani che cercano in questo modo, nascondendosi nei camion imbarcati sui traghetti, di raggiungere Ancona, Venezia o Trieste. Una rotta che fino a sei anni fa era molto battuta. E che ora sta tonando di attualità anche se in maniera meno evidente di prima. Questo perché, colpa la crisi economica in Grecia, molti dei collegamenti sono stati chiusi per il fallimento di numerosi armatori.

La strada è lunga e difficile per chi sceglie il percorso via terra. La gran parte lo fa a piedi o con mezzi di fortuna come i camion, Chi ha qualche soldo in tasca e non si vuole far notare usa il treno. Raggiunta la Serbia in passato tentavano di entrare in Ungheria , primo paese dell’Unione Europea dopo la Grecia. Poi il governo di Budapest ha costruito muri e messo filo spinato ai confini o addirittura ha respinto con la violenza i disperati che cercavano rifugio. Questo dopo un primo periodo in cui il paese era diventato la nazione europea con il più alto rapporto tra abitanti e migranti. Una buona parte di quelli che raggiungevano l’Ungheria proseguivano il viaggio verso l’Austria, la Svezia e soprattutto la Germania. Passau, in Germania è diventato uno dei principali punti di arrivo di questo viaggio.

Una volta chiusa quella via ora il flusso si riversa sulla Serbia. Città della provincia e piccoli paesi non fa differenza per queste persone che dopo migliaia di chilometri di viaggio, trovano una sistemazione qualunque in attesa di salire su qualche camion o treno diretti prima in Croazia e Slovenia e poi in Austria e Italia. L’obiettivo rimane sempre il centro Europa. A volte riescono a scendere in Friuli e attraverso il confine alpino entrano in Austria. Altre volte proseguono per raggiungere Verona e poi il Brennero. Ma spesso sbagliano treno e finiscono nelle stazioni di Portogruaro e Treviso. Se non muoiono asfissiati una volta fermati dalle forze dell’ordine riprendono il viaggio.

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