"Veneti, ricchi e senza più umanità"Dal forum online critiche e rimproveri

La vicenda di Dragan ha scosso tutti e in tanti hanno scelto di dire la loro sulle pagine del giornale online,. "Un posto devastato e pieno solo di quaraquaquà" è uno dei severi giudizi espressi dai lettori nei confronti di chi ha tradito le proprie radici. Ma è veramente così? Il Veneto è solo egoismo e avarizia o ci sono anche tanti aspetti positivi di cui si parla poco?  
E'tutto qui, dunque, quel che resta di noi? Alla fine della lunga, fantastica e spericolata corsa - laboratorio capannone fabbrichetta grandi impianti, strade e strade e ancora strade, inventare brevettare produrre investire esportare delocalizzare - è davvero questo ciò che resta nelle nostre mani? Quanta solitudine, quanto vuoto intorno.


E quanto disprezzo: attraversa l'Italia da nord a sud tagliando fuori, come un corpo estraneo, proprio noi che imparammo in fretta a vivere nel Nordest scritto così, tutto attaccato, quasi a indicare una repubblica indipendente della ricchezza.


La tragica vicenda di Dragan Cigan, bosniaco venuto in Italia per lavorare nei cantieri e annegare nelle acque di Cortellazzo salvando due bambini nella sostanziale indifferenza (per quanto poi sanata da un incontro e da un abbraccio) dei loro genitori, ha aperto un dibattito senza fine nel web, collegato al nostro sito www.nuovavenezia.it. Sono arrivati centinaia di messaggi da tutta Italia. Commozione, cordoglio, ammirazione per Dragan. E disprezzo, limpido e dichiarato, per i veneti e per il Veneto. Perché un fatto del genere, dicono i partecipanti al forum, solo in un posto così poteva accadere: nel Veneto del sindaco Gentilini, e del fresco sindaco Tosi.

Un Veneto tutto «schei, schei schei» (e lo scrivono così da Aosta a Messina, perché ormai è linguaggio internazionale) pronto a lavarsi la coscienza con il Padre Nostro, ma sempre gretto, meschino e ignorante.


Davvero siamo noi? Come è potuto accadere? Dal luogo comune delle servette da film in bianco e nero, in trent'anni si è passati alla maschera tragica del ricco ignorante, che si chiude in casa perché ha paura del diverso e sembra l'Avaro che si strugge solo per la cassettina di denari.


Non è vero, verrebbe da gridare: e qualche veneto, entrando nel dibattito, lo ricorda. «Siamo la regione che ha il più alto tasso di donazioni di sangue, e il maggior numero di associazioni onlus» scrive
Giovanni
; «questo attacco ai veneti è razzismo puro» per
Momi
da Jesolo. E poi, tutti noi sappiamo che a Padova un intero ospedale, pietra su pietra, è nato con le donazioni e con il volontariato di un filo teso tra Vicenza e la stessa Padova: si chiama Città della Speranza, i medici che ci lavorano curano i bambini colpiti da leucemia e da tumore e cercano le cause delle loro malattie in laboratori interamente finanziati dal privato. A Treviso un uomo che di mestiere vende automobili e avrà di sicuro un sacco di «schei», ma ha anche un grande cuore, ha adottato una bimba ucraina e da quando ha visitato l'orfanotrofio dove viveva, raccoglie quotidianamente fondi e li moltiplica per costruirne uno di migliore: si chiama Andrea Bianco, se uno versa 100 euro, lui ne mette 200 di tasca sua. A Mestre funziona da anni il miglior sistema italiano per l'integrazione degli stranieri e soprattutto per togliere le giovani prostitute dalla strada offrendo loro alternative di vita; e nella stessa Mestre don Armando Trevisiol sfama e veste da anni, in silenzio, centinaia di persone che non possono nemmeno comprarsi il pane. La gente fa la spesa, quel che può anche per loro, o svuota gli armadi, porta tutto nel supermercato della solidarietà, e chi ha bisogno passa e porta a casa quel che è donato.


Ci chiamano ignoranti, razzisti, leghisti, celoduristi, meschini, cinici, cattivi, crudeli: questo sono i veneti nel giudizio dell'Italia che li guarda.

«Il veneto-tipo ha orizzonti molto angusti - scrive
Andrea
- è un campione di cafoneria e arroganza»; Monica lo riprende: «Io sono del Sud e certe persone ci sono dappertutto», ma
Aetius
non è d'accordo con lei: «Il popolino arricchito: con la boria che si ritrovano trattano il prossimo con sufficienza. Non si ricordano quando erano loro che andavano per il mondo a cercare il pane».
Rocco
sta nel mezzo: «Vivo in Veneto da cinque anni e vi rispetto perché mi avete accolto, ma avete un atteggiamento subdolo».
Pier
non è altrettanto conciliante: «Cose di terra veneta» sono, per lui, quelle accadute domenica sulla spiaggia di Cortellazzo: «Gente piccola, ignorante, egoista e ipocrita: basta un Padre Nostro per ripulire la coscienza. Lo dice un veneto che se ne è andato sette anni fa e non tornerebbe per nulla al mondo».


Nello
, forse, tornerebbe. Ma è certo che non troverebbe il Veneto che ha lasciato: «Sono di un paese vicino a Roncade, emigrante da 46 anni: so cosa vuol dire essere persone di seconda categoria. Gli schei che il Veneto ha fatto in poco tempo hanno fatto sparire la creanza, la civiltà».
Armando
dalle nostre parti c'è venuto, a volte, e qualche veneto lo ha conosciuto in giro per l'Italia: «Non ho mai incontrato persone civili, sono persone rozze e ignoranti, non parlano inglese, francese e neanche italiano». S'inalbera
Elisa
, che è veneta e vive a Firenze: «Scusa, Armando, parlo italiano, inglese, francese e anche spagnolo e tedesco».


E' Gentilini, nel forum, il più citato, e la Lega, riceve i complimenti di
Patricia
: «Ha creato il mostro che voleva». Più approfondita l'analisi di
Renato
: «Benvenuti nel ricco Nordest, dove si parla solo di schei, schei, schei, dove eleggiamo i sindaci-sceriffo, dove si chiudono cinema e teatri per fare parcheggi. Benvenuti nella terra dei miei genitori, che un tempo avrebbero pianto per Dragan. La terra dove e gli altri i staga a casa sua».


Manuel
da Trieste è spietato: «Il ricco e opulento Veneto si dimostra per quello che è, un posto devastato pieno di quaquaraquà, che nemmeno più si ricordano di quanti dei loro nonni sono emigrati». Li richiama
Massimo
Mauro - io sono un siciliano che vive all'estero. Piuttosto che litigare su come sono i veneti, pensiamo a Dragan».

Fabio
propone di toccarli sul vivo: «Iniziamo a boicottare i prodotti veneti - propone - vedrete come cambiano».
El Bissa
entra con orgoglio: «Ehi! noi trainiamo la vostra Italia, vi facciamo da rimorchiatore».


Il bello, che è tanto e che c'è, è nascosto da qualche parte. E' l'affetto che ora copre la famiglia di Dragan, è la generosità di chi contribuisce alla raccolta di fondi per la vedova e i figli. Ma lì, sulla rete, c'è un'Italia e che si giudica. Far finta di non sentire sarebbe, semplicemente un errore.

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