Universitari in Consiglio regionale: "Con i tagli del fondo nazionale restiamo senza borse di studio"

Sit-in di protesta degli studenti degli atenei di Venezia, Padova e Verona davanti a palazzo Ferro-Fini, poi una delegazione è stata ricevuta dal presidente Ruffato e da consiglieri del Pd e della Lega. Mercoledì di cortei in tutta Italia e Camusso a un convegno a Padova per lo sciopero di Cgil e Cru
Studenti medi annunciano la giornata di protesta
Studenti medi annunciano la giornata di protesta
VENEZIA. Sit-in di protesta degli studenti universitari degli atenei di Padova, Venezia e Verona a palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, contro i tagli del fondo nazionale per le borse di studio universitarie e la progressiva erosione delle corrispondenti risorse regionali. Muniti di grafici che documentano «la crisi delle borse» e di simboliche «borse di carta» dimezzate dai tagli alla spesa pubblica, una quindicina di studenti dei tre atenei veneti hanno incontrato il presidente del Consiglio, Clodovaldo Ruffato, il vicepresidente Franco Bonfante (Pd), il presidente della commissione Ambiente, Nicola Finco (Lega), e i consiglieri Roberto Fasoli, Andrea Causin e Mauro Bortoli, tutti del Pd.


«Già in questo anno accademico - hanno spiegato i rappresentanti degli studenti - oltre un migliaio di universitari veneti non riceveranno la borsa di studio, pur avendone diritto. Il prossimo anno, se i tagli saranno confermati, riceveranno la borsa di studio solo il 62% degli studenti veneti, una percentuale peraltro superiore alla media nazionale (54%) ma comunque largamente insufficiente per favorire l'accesso agli studi universitari dei figli delle famiglie a basso reddito. Attualmente - ha aggiunto Matteo Gusella dell'associazione ''Studenti per'' di Padova - solo l'8% della popolazione universitaria gode dell'assegno di studio che consente di coprire parte dei costi della formazione universiaria, contro il 23,8% della Francia e il 25,5 della Germania».


«Se i tagli prospettati dovessero essere confermati dalla legge di stabilità in via di approvazione da parte del Parlamento - ha sottolineato Fasoli - diventerà impossibile per le Regioni riuscire a garantire il diritto allo studio universitario. La prima cosa da fare è indurre il governo nazionale a fare marcia indietro e a ripristinare il fondo da 112 milioni di euro». «Come consiglieri del Partito Democratico - ha proseguito - abbiamo inoltre predisposto un'emendamento alla manovra di assestamento in discussione domani e dopodomani in Consiglio per ripristinare lo stanziamento di 2 milioni di euro sui capitoli del bilancio regionale dedicati agli assegni di studio e ci impegnamo sin d'ora a rivendicare nel bilancio di previsione 2011 il mantenimento delle risorse attuali. Ma siamo peraltro consapevoli che se lo Stato non porrà rimedio al taglio annunciato del 36% del fondo nazionale borse di studio, la Regione non sarà in grado di supplire con proprie risorse».


Da parte sua, il presidente Ruffato ha assicurato la massima attenzione dell'assemblea regionale verso quella che ha definito «non una richiesta, ma un diritto degli studenti» e si è impegnato a fare pressione, insieme alle altre Regioni italiane, per il mantenimento del fondo integrativo nazionale.


Contro i tagli anche Antonino Pipitone, dell'Italia dei Valori: «Su 8 mila studenti delle Università venete che hanno diritto a ottenere la borsa di studio, solo la metà, se va bene, riusciranno il prossimo anno ad avere l'assegno di circa 3 mila euro annui, vitali per pagarsi la tassa d'iscrizione, i libri di testo e altre spese. Tagliare i finanziamenti per le borse di studio, cioè gli aiuti per gli studenti di famiglie piu' bisognose è una scelta miope, irresponsabile e immorale».

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