Un nudo vero in mostra, ma il Comune attacca Sgarbi
Palazzo Grimani aperto alle mostre di artisti «veneziani», a cominciare da Giorgione. Con accanto ai dipinti le nudità della pornostar. L’idea di Sgarbi è quella di mettere in mostra il 5 settembre, giorno della Regata Storica, anche le nudità della pornostar di Pellestrina Vittoria Risi. Il Comune: "Diciamo no allo sfruttamento del corpo femminile che prende a pretesto l’arte per farsi pubblicità gratuita"
Vittorio Sgarbi con Vittoria Risi
VENEZIA.
Palazzo Grimani aperto alle mostre di artisti «veneziani», a cominciare da Giorgione. Con accanto ai dipinti le nudità della pornostar. Museo archeologico aperto dall'ingresso principale sulla Piazza. Vittorio Sgarbi non soffre il caldo. E travolge come un fiume in piena la cinquantina di ospiti e autorità venuti ad ammirare la riapertura senza vincoli di palazzo Grimani. Gioiello del Rinascimento restaurato dopo 28 anni, forse uno dei «luoghi architettonici più preziosi della città».
Da oggi sarà aperta (fino al 10 ottobre) la mostra su Giorgione. Due capolavori provenienti dalle Gallerie dell'Accademia (la Vecchia e la Tempesta), un frammento di affresco («La nuda») che decorava un tempo il Fontego dei Tedeschi accanto al ponte di Rialto. L'idea di Sgarbi è quella di «mettere in mostra» il 5 settembre, giorno della Regata Storica anche le nudità della pornostar di Pellestrina Vittoria Risi. Idea sponsorizzata dal regista Gianni De Luigi, annunciata ieri al pubblico tra l'imbarazzo del direttore generale dei Beni culturali Mario Lolli Ghetti. Bocciata dal Comune: «Diciamo no allo sfruttamento del corpo femminile che prende a pretesto l'arte per farsi pubblicità gratuita», fa sapere l'assessora alla Cultura e alla Cittadinanza delle Donne Tiziana Agostini, «il nudo nell'arte è cosa ben diversa dall'osceno. Siamo anche contrari a un uso pubblicitario di un palazzo come il Grimani. Noi alla Regata festeggeremo Caterina Cornaro».
Ma Sgarbi non arretra. Spiega alla platea le motivazioni per cui intende esporre «la bellezza». «Anche la Tempesta», dice, tornando dei panni del critico d'arte, «non è certo una rappresentazione allegorica. E' una sorta di istantanea, un quadro impressionistico ante litteram, privato. Che adesso torna a essere goduto». Giorgione come prima tappa. Dopo toccherà a Bosch, quindi al Canaletto. «Ridicolo che a Venezia non si facciano mostre dei grandi artisti veneziani», si infervora, «Cima l'hanno fatto a Conegliano, Giorgione a Castelfranco». Infine, un accenno al terremoto cileno («Occasione per gli architetti di fare arte utile») e al dovere di far viaggiare le opere d'arte (come i bronzi di Riace), patrimonio del mondo.
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