Un dossier di Brunetta contro la Lega

Maroni: «Tradimento? Sciocchezze». Mazzonetto: «Caduta di stile»
Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione
Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione
VENEZIA.
Un dossier, sezione per sezione, Municipalità per Municipalità: da una parte le preferenze per Zaia e i voti per la Lega in Regione (19%, 23.197), dall’altra le preferenze per Brunetta e i voti per la Lega (11%, 14.297) a Ca’ Farsetti, dimezzati. Lo sta preparando Renato Brunetta per consegnarlo al premier Berlusconi e dimostrare la «mancanza di cultura della coalizione» della Lega, i cui elettori l’avrebbero abbandonato, giustificando così la sconfitta bruciante: 62.883 preferenze contro le 75.403 di Orsoni, 42,6% a 51,1%. Tradotto nella formula più diretta di
Fabio Gava
: «Renato è stato colpito da fuoco amico», ieri riveduta in un «c’è stata scarsa solidarietà: la Lega è molto attenta se c’è un proprio candidato, disattenta quando è altrui».


Il malessere brucia: la ricerca di chi tiene la «pistola fumante» nelle mani è ancora in corso, con il ministro di ritorno a Roma, convinto-convintissimo di essere stato tradito dallo scarso spirito di coalizione dei leghisti, per nulla sfiorato dal fatto che i veneziani gli abbiano preferito Giorgio Orsoni.


«E’ un dato di fatto che a Venezia, Portogruaro e Cavallino-Treporti sia andata così: la Lega è passata dal 19% delle regionali all’11% delle comunali. Dove sono finiti quei 9 mila voti?», commenta
Pietro Bortoluzzi
, coordinatore Pdl nella città storica, «una piccola parte alla Lista Brunetta, che però ha tolto qualcosa anche al Pdl, ma è credibile che almeno un 5% di voti leghisti alle regionali sia andato ad Orsoni. Se li togli da lì e li metti al centrodestra, Brunetta avrebbe vinto al primo turno. Non è una fatalità: dove c’erano candidati leghisti - anche alla Municipalità del Lido - il 19% è rimasto. E’ “culturalmente” sospetto».


Nel Pdl nessuno dichiara sia stato un atto «scientifico» e l’alleanza tiene forte per necessità, ma è evidente che nel Veneto del super-presidente Luca Zaia la Lega si sente forte.


Sul caso è intervenuto anche il ministro
Roberto Maroni
, che ha definito una «sciocchezza assoluta» qualsiasi ipotesi di complotto: «Noi non abbiamo il controllo degli elettori, noi facciamo delle proposte e loro sono liberi di votare. Evidentemente gli elettori leghisti hanno votato Zaia e gli elettori in genere hanno votato meno Brunetta. Bisogna capire perché, ma certamente non c’è stato un ordine della Lega. Questa è una sciocchezza assoluta». Low profile per il ministro Roberto Calderoli: «Posso comprendere il nervosismo del primo momento per il risultato, ma poi capirà. Una vicenda simile è capitata a Lecco a Castelli. Non penso a particolari complotti».


Chi mette il carico, nella Lega, è invece il capogruppo
Alberto Mazzonetto
: «Brunetta è stato vittima di se stesso, è quantomeno una caduta di stile ingenerosa addebitare la sua sconfitta alla Lega. Forse avrebbe dovuto avere un po’ più di umiltà. I voti di coalizione - a guardar bene - sono gli stessi di quelli dati a Zaia, solo che Brunetta ha rimescolato le carte e ha sbagliato a costruire la coalizione infilandoci la sua lista. Quindi è vera ingratitudine quella di prendersela con la Lega: per 5 anni ho fatto opposizione da solo, non supportato dal pdl, fagocitato dal sottobosco governativo di cacciari. Sono stati gli elettori che di fatto non hanno riconosciuto Brunetta come il candidato giusto, Venezia ha ritenuto Giorgio Orsoni il candidato più adatto e non ha creduto a un sindaco non a tempo pieno».


Mentre il ministro Brunetta raccoglie il suo dossier, il Pdl veneziano s’interroga, ma non trova risposte e - del resto - non vuole spingere l’acceleratore delle critiche oltre il limite di rottura. «C’è stato un misto tra una scarsa cultura di spirito di coalizione nella Lega e libera scelta degli elettori, che non si sono riconosciuti in Renato: francamente, non ho alcuna prova si sia trattato di una scelta scientifica», commenta il coordinatore comunale del pdl,
Alessandro Danesin
, «da segretario di partito noto però, con soddisfazione, che Pdl e Lista Brunetta hanno il 30%: come Pdl avevamo 5 consiglieri, ora ne abbiamo 11 più 2 della lista, Boraso e Zuin sono i più votati, senza dimenticare le 22 mila preferenze di Chisso in Regione. Un risultato straordinario reso amaro da come è andata a Renato»

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