Udc in rivolta: «Noi voteremo Zoggia»
Con lui anche Democrazia cristiana e Liga Fronte Veneto. Pli in fermento. Il gruppo consiliare dei centristi, da poco costituito, rischia lo scioglimento
L’Udc si spacca sul sostegno alla Lega. E dopo la decisione di Ugo Bergamo di appoggiare la leghista Zaccariotto, la base è in rivolta. Mentre il sindaco Massimo Cacciari dice: «Dal punto di vista numerico non cambierà molto, il 90 per cento degli elettori Udc se ne starà a casa perché non si sente certo rappresentato dalla Lega». Prime ripercussioni ieri a Ca’ Loredan. Il gruppo dell’Udc rischia lo scioglimento. «Noi non ci stiamo, non è un modo serio di far politica», attaccano Ezio Oliboni e Fabio Toffanin.
Toffanin, eletto come rappresentante di una lista civica e dei comitati antitraffico, e Ezio Oliboni, rappresentante del Psdi, avevano dato vita qualche mese fa al nuovo gruppo politico in Consiglio comunale. «Dov’è finito il progetto del terzo polo? Dove il partito di centro? In una notte è cambiato tutto, e l’Udc in cambio di due posti è andata con la Lega. Io ho una mia dignità, non ci sto». Infuriato anche Oliboni: «Solo poche ore prima Bergamo aveva assicurato: non parlo nemmeno se non mi assicurano l’apparentamento, cioè il simbolo sulla scheda e visibilità al partito». La Zaccariotto ha detto no, ma Bergamo è andato lo stesso, nelle ore in cui il segretario nazionale Casini usava parole dure contro Berlusconi e ancora più dure contro la politica della Lega. Assicurando a Bari e Torino l’appoggio al candidato del Pd. Politica della «mani libere» che ha portato l’Udc veneziana a scegliere la destra. «Per me è una scelta naturale», commenta Giovanni Salviato, il terzo consigliere Udc eletto a Ca’ Farsetti con il Pd, «non potevamo andare con Rifondazione».
Ieri pomeriggio all’Ambasciatori di Mestre si sono dati appuntamento i dirigenti provinciali e i candidati di collegio. Un’occasione per incontrare l’alleata Francesca Zaccariotto, presentata da Bergamo. E’ taccato all’ex sindaco spiegare la svolta dell’Udc. Sulla decisione hanno giocato alla fine le opinioni di molti amministratori locali del partito, che a Chioggia e nel Veneto Orientale siedono in giunta con il centrodestra. Ma anche le pressioni dell’Udc regionale, al governo con Galan e la Lega. In vista del 2010, anno in cui si voterà per palazzo Balbi. Non è detto che sia la Lega ad avere il candidato. E in una giunta Galan quater l’Udc - e forse lo stesso Bergamo - potrebbero avere un ruolo di rilievo. «Per due posti Bergamo ha ha cambiato idea», attacca il candidato del centrosinistra Davide Zoggia, «ha preso in giro la gente dicendo che avrebbe accettato di allearsi solo se gli mettevano il simbolo. Hanno sconfessato anche il loro segretario nazionale Casini, che raccomandava di votare il candidato più moderato». Una sterzata che mette in imbarazzo anche chi come il sindaco Cacciari aveva a lungo puntato sull’alleanza con l’Udc. «La differenza», dicono i «fedeli» di Ugo Bergamo, «è che Zoggia non è Cacciari, e ha in giunta Rifondazione e Italia dei Valori».
Intanto Zoggia ha incassato ieri l’appoggio della Democrazia Cristiana. «Non possiamo consegnare la nostra provincia a una forza politica copme la Lega distante dai nostri valori e dalla nostra storia», dice il segretario Stefano Doria, «né a chi ha sempre definito la nostra forza politica un partito di ladri e imbroglioni». E la scelta di campo dell’Udc ha disintegrato anche l’alleanza che Bergamo aveva costruito per le europee. Se ne vanno i liberali di Michele Scibelli, piccola forza dello 0,4 per cento che punta però a rifondare in laguna il partito che fu di Malagodi. «Noi eravamo per lasciare liberi i nostri elettori», dice il segretario Michele Scibelli, «siamo stati traditi perché il progetto di una forza di centro è stato buttato alle ortiche». Insisteremo, ma certo non andiamo con Berlusconi».
Se ne va dall’Udc anche il terzo partito che si era alleato con Bergamo, la Liga Fronte veneto di Giorgio Bazzi. «Con Zoggia abbiamo sempre lavorato bene», dice, noi appoggeremo il candidato del centrosinistra». Una battaglia che coinvolge i piccoli partiti, alla caccia di qualche sostegno in più. Ma soprattutto punta a riportare gli elettori alle urne. Se tornassero a votare gli stessi del primo turno, la partita sarebbe in teoria già risolta in favore della Zaccariotto. «Ma questa sarà una nuova partita», dice Zoggia, «non vale più il traino delle Europee, né la politica nazionale. Adesso bisogna parlare di programmi, votare le persone». La parola d’ordine è recuperare anche chi al primo turno non è andato a votare. Astensionismo, incerti, voti dispersi di altre liste. Come i 3 mila della civica di Michele Boato, i 4.200 dei socialisti di Salvagno e del Pne che hanno dichiarato di lasciar liberi i loro elettori. Intanto a sostenere Zoggia arrivano i big nazionali del Pd. Domani sarà in piazza Ferretto il segretario nazionale Enrico Franceschini, giovedì tocca a Enrico Letta e venerdì arriva Piero Fassino.
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