Ecco cosa può cambiare per il turismo in Veneto con i dazi degli Usa
L’analisi della Fondazione Think Tank Nord Est sulle possibili conseguenze sui flussi internazionali. Nella nostra regione nel 2024 oltre 3 milioni di presenze dagli States, soprattutto nelle città d’arte, con altissima capacità di spesa

I dazi imposti dagli Stati Uniti alle importazioni non impattano direttamente sul movimento turistico, ma le tensioni commerciali in corso avranno sicuramente delle conseguenze sui flussi del turismo internazionale. In questa prospettiva, la Fondazione Think Tank Nord Est ha analizzato il valore del mercato statunitense per il settore turistico del Veneto.
Nel 2024 in Veneto sono state rilevate oltre 3 milioni di presenze turistiche provenienti dagli Stati Uniti, pari al 4,2% del totale. Si tratta del dato più elevato mai registrato: +8,3% rispetto all'anno precedente e +26,2% sul 2019, prima della pandemia. Su 3 milioni di pernottamenti, quasi 2 milioni hanno riguardato gli esercizi alberghieri, poco meno di 1,2 milioni hanno interessato le strutture complementari.
Gli americani prediligono la visita delle città d'arte: infatti, circa 2,4 milioni di presenze si rilevano nel Veneziano, di cui 2,3 milioni nella città di Venezia. Nel resto del Veneto si sono registrate 273.000 presenze in provincia di Verona, quasi 145.000 nel Bellunese, circa 110.000 in provincia di Padova e di Vicenza, 77.000 nel Trevigiano.
Il mercato statunitense è importante per il turismo del Veneto anche perché esprime una capacità di spesa tra le più elevate in assoluto: in particolare, nel 2023, secondo i dati della Banca d’Italia, i visitatori degli Usa hanno speso quasi un miliardo di euro in Veneto. Nel complesso, solo i tedeschi hanno speso di più. Peraltro, la spesa dei turisti americani in Veneto nel 2023 è stata del 42% superiore al 2019.
La situazione è in continua evoluzione e pertanto risulta difficile prevedere quali potrebbero essere gli effetti sul turismo nel nostro Paese. Da un lato, i dazi potrebbero indurre i visitatori statunitensi in vacanza in Italia ad aumentare la loro spesa di prodotti Made in Italy per evitare di pagare prezzi più elevati sui medesimi beni importati negli Stati Uniti. Da un altro lato, però, i dazi potrebbero aumentare l'inflazione e causare un rallentamento dell'economia americana.
«I turisti statunitensi esprimono un’ottima capacità di spesa», commenta Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est, «e quindi rappresentano un mercato importante, in particolare per il turismo culturale del Veneto, peraltro in crescita negli ultimi anni. Le politiche protezionistiche potrebbero rimescolare i flussi su scala internazionale, per cui sarà fondamentale riuscire a essere attrattivi per tutti i mercati. L’imposizione dei dazi causa ingenti danni al Made in Italy e quindi diventa ancora più strategico il ruolo del turismo nel comunicare la qualità dei nostri prodotti: le proposte di soggiorno nel nostro Paese dedicate agli ospiti stranieri non possono prescindere dall’offerta di esperienze turistiche in grado di trasmettere il valore delle produzioni italiane».
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