L’angoscia di una mamma: «L’incendio a Los Angeles ha minacciato la vita dei miei amori»
Il racconto della giornalista veneziana Macri Puricelli: la figlia con la sua famiglia vive in Laurel Canyon. «Ha preso su la bambina, i passaporti e i pannolini ed è salita in auto per mettersi in salvo. Ti penso Los Angeles, città degli angeli davvero, ferita come mai era successo prima»
Macri Puricelli, giornalista veneziana, racconta da mamma l’angoscia per la figlia Marta, la nipotina Leda e il compagno della figlia che vivono a Los Angeles, da giorni nella morsa degli incendi.
La famiglia delle giovane di origine veneziana ha dovuto lasciare in fretta la propria casa, fortunatamente risparmiata dalle fiamme, potendo rientrare solo nelle scorse ore.
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Ti voglio bene Los Angeles. Non mi hai fatto dormire per due notti, mi hai immobilizzata davanti al computer e al Los Angeles Times, mentre Massimo calcolava la portata e la direzione di quel vento assurdo che è il Sant'Ana: aveva ragione Joan Didion a scrivere che fa diventare matti tutti e che travolge e stravolge. Mi hai fatto piangere, mi hai terrorizzata. Ma ti voglio bene.
Perché ospiti i miei amori. Perché la tua terra è densa di energia buona. Perché ogni volta che sto atterrando, e che ti vedo dall'alto, il cuore mi si stringe di tenerezza. Perché mi fai sentire a casa. Dicono che sei brutta, ma per me sei bellissima, curiosa, nuova e vecchia, solare, grande e piccola. Piena d'amore.
Per due giorni e due notti ho trattenuto il fiato.
Un incendio, quello di Sunset Boulevard, più piccolo ma altrettanto feroce come quello che ha distrutto la costa da Malibù a Santa Monica, ha minacciato la vita dei miei amori. Ho trattenuto il fiato quando Marta, alle 4 della mattina (le sue 8 di sera) mi ha detto: devo evacuare.
Era sola nella sua casa di Wonderland, in Laurel Canyon, con la piccola Leda. Il fuoco a un paio di miglia di linea d'aria. E non era preparata. Ha preso su la bambina, i passaporti e i pannolini e si è messa in macchina. Dio solo sa come ha fatto a uscire da quell'intrigo di stradine che sono le Hollywood Hills, le colline che guardano la città fino all'oceano. Un labirinto fra case di legno, ma che a volte costano milioni, una ricca vegetazione resa secca da mesi di siccità e strutture energetiche con bassa manutenzione per cui basta una scintilla e succede il pandemonio.
Dio solo sa come sia riuscita a evitare e superare il traffico che infestava Sunset Boulevard, già semi distrutta, e a raggiungere Fiona, vicino all'aeroporto. Ma ce l'ha fatta. In salvo. Con il pensiero a tutto quello che aveva lasciato alle sue spalle.
E il giorno dopo, mentre Leda era al sicuro all'asilo (sì, era aperto… in centro città), Marta e Darby sono andati a vedere la casa. Salva. Incendio domato. Probabilmente anche grazie alla vicinanza di una grande riserva d'acqua che ha reso più semplice e veloce il lavoro degli elicotteri.
Oggi sono piena di gratitudine. Ti voglio bene Los Angeles, anche se non sei più da tempo la città dell'oro, del mito, della frontiere, dell'accoglienza. E ti penso Los Angeles, città degli angeli davvero, ferita come mai era successo prima. I luoghi dove si va, anzi si andava, lungo la costa, non esistono più. L'aria è irrespirabile. In molte zone l'acqua non è potabile ed è sempre più scarsa.
I meteorologi dicono che il Sant'Ana è ancora lì, pronto a partire dal deserto e soffiare di nuovo sulla città. L'emergenza non è rientrata. Fra un mese sarò di nuovo da te. E non ci sarà nessun papavero arancione a colorare le Santa Monica Mountains.
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