Terremoto Sartor, impianti verso lo spegnimento
Scaroni: «La crisi della chimica è mondiale»
Fiorenzo Sartor è uscito di scena e da lunedì a Marghera - dove già da alcuni mesi è stato fermato l’impianto del clorosoda - i 250 dipendenti di Vinyls cominceranno a bonificare e spegnere anche gli impianti del pvc. Sindacati e istituzioni locali tornano a chiedere la riconvocazione del «tavolo nazionale» per salvare la chimica italiana. Ma Paolo Scaroni, numero 1 di Eni, precisa: «la crisi della chimica di base è mondiale e se Sartor voleva materie prime a prezzi migliori dei nostri poteva comprarle da altri e non chiudere».
Per la chimica del cloro italiana suona l’ultima campana. La prospettiva ora è quella della dismissione totale, con la messa in cassa integrazione straordinaria di un oltre migliaio di dipendenti occupati a Marghera, Ravenna e Porto Torres. Sindaco e sindacati. Allarmati dalla situazione, ormai fuori controllo, i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil si sono riuniti ieri pomeriggio in municipio col sindaco Cacciari e il presidente della Provincia, Zoggia. «Non può essere - dice il comunicato congiunto uscito dalla riunione - che il rilancio del settore chimico, dichiarato strategico dal ministro Scajola, dal presidente del Consiglio, dalla presidente di Confindustria, fallisca per una questione sul prezzo di qualche materia prima». «Abbiamo pochissimi giorni ancora - si legge ancora per impedire che il difficile, faticoso lavoro volto alla riconversione e al rilancio della chimica di Porto Marghera e dell’intero Paese non vengano assurdamente vanificate da chi, forse, ha sempre pensato ad una strategia di pura e semplice dismissione».
Un’allusione quest’ultima, che riguarda chiaramente sia Eni - accusata di non aver aiutato Sartor, ma anzi di averlo affossato con prezzi di vendita delle materie prima troppo alti - che la multinazionale Ineos, dalla quale Sartor ha comprato gli impianti italiani.
La replica di Scaroni
. Alle accuse contro Eni, ha risposto ieri l’amministratore delegato del gruppo, Paolo Scaroni. «Nessuno obbliga a comprare le materie prime da noi - ha detto l’ad -. Sia l’etilene che il dicloretano sono prodotti che si possono comprare ovunque. Se qualcuno pensa che i nostri prezzi non siano di mercato può comprare da altri soggetti». «Dire poi - ha aggiunto - che dal pvc di Marghera dipende il futuro della chimica italiana è un’affermazione non condivisibile. Non è solo questa chimica italiana ad avere problemi, la crisi è a livello globale, basti dire che una grande società come Basf negli ultimi mesi ha chiuso 80 stabilimenti in Europa». Istituzioni e sindacati chiedono, quindi, al ministero Scajola la «convocazione urgente di un tavolo dove chiarire definitivamente le responsabilità di ciascuno, permettere il ritiro del fallimento di Vinyls».
La replica di Ineos
. Anche la multinazionale Ineos, risponde con una nota alle accuse di non avere rispettato gli accordi con Sartor: «una nave carica di 3.000 tonnellate di dicloretano era ormeggiata in rada dai giorni scorsi a Porto Marghera ed era pronta per rifornire la produzione di Vinyls». «Ineos - precisa la nota - aveva concesso già nei giorni scorsi uno sconto sul prezzo delle forniture di dicloretano per i prossimi due mesi, e aveva accordato, in deroga al contratto firmato a fine marzo, la fornitura esclusiva di dicloretano, accollandosi gli oneri legati alla gestione della soda caustica non più acquistata da Vinyls Italia».
Sos della Regione
. Per l’assessore regionale, Renzo Marangon «l’attuale situazione del polo chimico di Marghera è arrivata alla soglia del disastro». Marangon, parlandone ieri in commissione Attività produttive, ha detto che «le istituzioni locali e regionali hanno fatto di tutto, ma se non entreranno in gioco nuovi imprenditori o il Governo attraverso Eni, il declino sarà inarrestabile». Per Margagon è anche necessario «pensare ad una strategia di uscita dalla chimica per garantire occupazione e ambiente».
Appello di Martella
. Per il deputato del Pd, Andrea Martella, «un Primo Maggio peggiore di questo per i lavoratori del Petrolchimico era davvero difficile immaginarlo. Ma la solidarietà non basta perché quella che si sta delineando a Porto Marghera è una vera e propria emergenza nazionale e in quanto tale va affrontata, senza più attendismi e mettendo davvero tutti quanti di fronte alle proprie responsabilità».
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